scritto da Nino Maiorino - 04 Giugno 2024 07:00

Addio a Philippe Leroy, l’attore della nostra giovinezza

foto tratta da profilo Fb

Se n’è andato a 93 anni Philippe Leroy, l’attore francese che è stato qui in Italia dal 1962 e ci ha accompagnato per decenni con programmi e spettacoli televisivi, film, non perdendo mai il suo fascino e la sua originaria cadenza francese che lo distingueva.

Ci ha lasciato il 1° giugno dopo una lunga malattia: la Rai lo ha definito “il gentiluomo del cinema”, o “l’aristocratico prestato al cinema”.

Le persone di una certa età lo considerano uno degli attori della loro giovinezza perché lo ricordano in tanti programmi televisivi che accompagnavano le loro serate

Era diventato una leggenda, un personaggio che andava oltre i programmi cinematografici ai quali non lesinava di partecipare: ma, nonostante la partecipazione a numerose opere cinematografiche di tutti i generi, Leroy era principalmente presente nelle nostre case con opere televisive, molto note e apprezzate, tra le quali il notissimo sceneggiato “Sandokan” nel quale, accanto a Kabir Bedi, interpretava l’indimenticabile personaggio di Yanez.

Sono circa 200 le opere cinematografiche e televisive alle quali ha partecipato Philippe Leroy il quale, paradossalmente, sebbene sia notissimo specialmente per la televisione, ha interpretato a ben 136 film dal 1960 al 2019.

Una vita artistica molto intensa durata 60 anni.

Era nato a Parigi il 15 ottobre del 1930 da una famiglia aristocratica, composta da militari e uomini di legge, e aveva esordito al cinema nel 1960 nel film ‘Il buco’ di Jacques Becker, al fianco di Jean Keraudy e Michel Constantin.

Per il grande pubblico italiano suo è il volto dell’indimenticabile Yanez de Gomera nello sceneggiato cult ‘Sandokan’ del 1976, diretto da Sergio Sollima, ma anche quello di Leonardo da Vinci in ‘La vita di Leonardo da Vinci’ (1971).

Le sue ultime apparizioni erano state nei panni del vescovo di Terence Hill nella fiction ‘Don Matteo’, mentre il suo congedo dal grande schermo è stato con il film ‘La notte è piccola per noi’ di Francesco Lazotti nel 2019.

Era nato nobile, aveva ereditato dal padre il titolo di Marchese, ma era un nobile insofferente tant’è che la sua vita sembra uscita da un romanzo di avventure.

Era nato in Francia il 15 ottobre 1930, da una famiglia aristocratica composta da militari e uomini di legge, in particolare avvocati e giudici. Il padre, Paul Leroy-Beaulieu era un alto funzionario pubblico, la madre Marie-Thérèse Delphine Yvonne Cécile de Gailhard-Bancel, era anch’essa una aristocratica.

La sua vita sembra quella di un personaggio uscito da un romanzo di Joseph Conrad.

Appena diciassettenne si imbarca come mozzo su un transatlantico per New-York dove rimane un anno e mezzo.

Rientrato in Europa, nel 1953 si arruola nell’esercito francese e combatte in Indocina come Sottotenente della Legione straniera; nel 1958, come tenente paracadutista della riserva, partecipa alla guerra d’Algeria, viene insignito di due Legion d’onore e di una croce al valor militare per il suo comportamento nelle campagne d’Indocina e di Algeria e si congeda con il grado di Capitano.

Aveva davanti a sé una brillante carriera militare, ma il destino aveva riservato a Philippe Leroy altre soddisfazioni.

Infatti, nel 1960 inizia la sua carriera cinematografica come attore nel capolavoro drammatico-minimalista Il buco di Jacques Becker, al fianco di Jean Keraudy e Michel Constantin.

Nel 1962 si trasferisce in Italia per motivi politici ed ha un grande successo nelle pellicole Leoni al sole (1961), Il terrorista 1963), Frenesia dell’estate (1964), Le voci bianche (1964), Sette uomini d’oro (1965), il suo seguito Il grande colpo dei 7 uomini d’oro (1966) e Che notte, ragazzi! (1966).

Da allora la vita artistica di Philippe non si ferma più.

Ha partecipato a 136 opere cinematografiche, alcune di notevole valore, e gradite al pubblico, spesso dirette da celebri registi, e a 49 trasmissioni televisive.

L’ultimo impegno artistico è del 2019 col film La notte è piccola per noi, con la regia di Gianfrancesco Lazotti; l’anno prima, 2018, aveva salutato la TV con la prima puntata del programma Meraviglie – La penisola dei tesori.

Ha avuto un legame sentimentale con la modella Françoise Laurent dalla quale è nata la prima figlia, l’attrice Philippine Leroy-Beaulieu.

Il 1° settembre 1990 ha sposato la giornalista Silvia Tortora (figlia del conduttore televisivo e uomo politico Enzo), che lo ha lasciato vedovo il 10 gennaio 2022; da lei ha avuto due figli, Philippe e Michelle.

Leroy ha continuato a praticare il paracadutismo come hobby. Era tesserato del reparto paracadutismo della società sportiva S.S. Lazio. Nel 2010, durante il Parashow di Roma, festeggiò con un salto i suoi ottant’anni. Nell’aprile 2011 trascorse dodici giorni in Afghanistan coi paracadutisti italiani come inviato speciale: “Parà fra  i parà” diceva, con divertito orgoglio.

Philippe Leroy, nonostante sia rimasto francese per il suo charme e la sua cadenza vocale, era ormai italiano, essendo vissuto qui in Italia per 62 anni, e risiedeva a Roma, dov’è morto nella sua villa in località Isola Farnese, un borgo a un paio di chilometri dalla via Cassia e a una ventina dalla capitale, nella quale ha vissuto insieme all’amatissima moglie, la giornalista Silvia Tortora che, nonostante i 32 anni di differenza d’età, lo aveva lasciato prematuramente nel 2022.

Classe 1941 – Diploma di Ragioniere e perito commerciale – Dirigente bancario – Appassionato di giornalismo fin dall’adolescenza, ha scritto per diverse testate locali, prima per il “Risorgimento Nocerino” fondato da Giovanni Zoppi, dove scrive ancora oggi, sia pure saltuariamente, e “Il Monitore” di Nocera Inferiore. Trasferitosi a Cava dopo il terremoto del 1980, ha collaborato per anni con “Il Castello” fondato dall’avv. Apicella, con “Confronto” fondato da Pasquale Petrillo e, da anni, con “Ulisse online”.

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