scritto da Angela Senatore - 27 Ottobre 2025 10:47

LIBRI & LIBRI Muta, di Giuseppa Vittorini

Muta, l'omaggio della regista napoletana Giuseppa Vittorini alla prima regista italiana Elvira Notari, esce oggi nella collana Meridiane di De Nigris Editore, diretta da Isabella Pedicini

Muta, l’omaggio della regista napoletana Giuseppa Vittorini alla prima regista italiana Elvira Notari, esce oggi nella collana Meridiane di De Nigris Editore, diretta da Isabella Pedicini.

Regista del futuro, come si definisce, Vittorini, regista del passato ma che parla ancora oggi, Elvira Giuseppa Coda Notari. La comunanza del nome, del mestiere, della città di Napoli sono il motore che spinge l’autrice ad iniziare una ricerca su di lei, inizialmente per trarne una sceneggiatura, infine per scrivere di lei.

Il libro, che non è un romanzo (“Ho troppo rispetto di Elvira per inventare la sua vita”), ma neanche un saggio, è il risultato di una serie di sincronie e coincidenze significative, che, in effetti, hanno portato Giuseppa fino a me, che abito a 100 metri dalla casa in cui visse i suoi ultimi anni e poi morì Elvira Notari, nata Coda.

La narrazione si snoda attraverso il parallelo tra Giuseppa ed Elvira che porta l’ io narrante, in prima persona, a compiere un viaggio nella propria memoria personale e familiare, a partire da casa della nonna paterna, Giuseppa anche lei, portatrice di “un’ironia tragicomica, un umorismo nel quale il dramma, in un certo senso, non poteva mai mancare come ombra essenziale alla luce.”

Si sente “odore di ragù  misto a quello del nitrato di cellulosa” tra le pagine perché Elvira condensa insieme famiglia e lavoro, essere madre, moglie e al contempo regista e produttrice ma anche artigiana della pellicola. Il popolo viene chiamato a fare la sua parte, diventa attore e, non a caso, Elvira mette su anche una accademia per formare attori.

Elvira Notari ha capacità di visione, basata su due pilastri: autenticità e verità, che le valgono il titolo di neorealista. Anche in questo, esiste un parallelo con la regista/scrittrice Vittorini, che, ancora giovane, scopre la sua attitudine per gli “Observational Documentaries”.

E così emerge anche la sfida, quella che Giuseppa Vittorini sente pure sua, verso il mondo, al di là delle critiche, tra cui ferocissima quella di Matilde Serao, e quella per la libertà dalla censura fascista da cui la riflessione amara, già pasoliniana, su quanto il vero bavaglio alla libertà sia oggi la società dei consumi che, appiattendoci verso modelli, rectius stereotipi, ci rende donne non più libere di quelle di inizio Novecento o delle arabe col velo ma solo più cariche di botulino e tatuaggi.

Dopo cinque anni di ricerche su di lei, Giuseppa Vittorini firma un libro che è un atto di resistenza e di tenacia, di ascolto dei sincronismi a scapito di quella voce, che tutte forse sentiamo, che ci vuole sempre convincere di non essere abbastanza.

È infine un atto di gratitudine nei confronti di tutte le Elvira Coda, Fausta Base, Giuliana Bruno e di ogni donna che prova senza sosta a non restare muta.

Giornalista pubblicista, collabora con Ulisse online dal 2021 occupandosi principalmente della pagina culturale e di critica letteraria. È stata curatrice della rassegna letteraria Caffè letterari metelliani organizzata da Ulisse online e IIS Della Corte Vanvitelli e ha collaborato con Telespazio in occasione del Premio Com&te. È da maggio 2023 responsabile della Comunicazione di Fabi Salerno. Abilitata all’esercizio della professione forense, lavora in una delle principali banche italiane con specializzazione nel settore del credito fondiario.

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