scritto da Redazione Ulisseonline - 06 Dicembre 2025 08:32

Italia 2025: vivere nell’età selvaggia

Il 59° Rapporto Censis tratteggia un Paese sospeso tra smarrimento e resilienza: un’Italia che avanza in un mondo “selvaggio”, dominato da conflitti, potenze aggressive e un debito pubblico fuori controllo. Il ceto medio si indebolisce, l’industria rallenta e la demografia invecchia, riaffiorano nuove forme di vitalità sociale, economica e persino edonistica. Attraverso dati e fenomeni emergenti, il rapporto racconta l’Italia che cambia e quella che resiste

L’Italia entra nel 2025 dentro un clima storico inedito, che il Censis definisce “età selvaggia”: un tempo dominato da tensioni geopolitiche, nazionalismi e conflitti che scardinano l’idea di un progresso lineare e garantito. Il modello occidentale non esercita più il magnetismo culturale di un tempo e la fiducia nell’ordine internazionale vacilla. Cresce la sensazione di un mondo dove valgono più la forza e l’aggressività che le regole condivise.

In questo scenario gli italiani mostrano segni di disillusione: l’Europa appare poco incisiva, il progresso sembra spostarsi altrove e quasi un terzo dei cittadini arriva a ritenere più efficienti i regimi autocratici. Ne deriva un generale scetticismo verso il futuro e una tenuta fragile della fiducia democratica.

Il Grande Debito e la metamorfosi dello Stato

La pressione del debito pubblico emerge come la frattura strutturale più profonda. L’Italia, con oltre 3.000 miliardi di debito, destina più risorse agli interessi che agli investimenti, all’istruzione o alla sanità. È il segnale di uno Stato che si trasforma da “fiscale” a “debitore”, spinto verso un nuovo modello post-welfare. Il costo delle politiche espansive si riduce drasticamente, mentre cresce il risentimento diffuso verso i grandi colossi globali percepiti come esenti da impegni fiscali.

Ceto medio sotto pressione e tessuto produttivo in affanno

Il rapporto evidenzia la febbre del ceto medio italiano, messo in difficoltà da retribuzioni stagnanti, potere d’acquisto in arretramento e un sistema imprenditoriale che perde giovani, energie e densità. Le piccole imprese, storica ossatura del Paese, si stanno assottigliando e la deindustrializzazione appare un rischio concreto: dal 2023 il manifatturiero registra un calo quasi continuo, con interi comparti in sofferenza e un solo vero segnale di espansione, quello della produzione di armamenti.

Spesa che sale, consumi che scendono

Inflazione e incertezza hanno modificato le abitudini delle famiglie. Si spende di più ma si compra meno, soprattutto nei beni essenziali. I servizi finanziari registrano rincari record mentre il carrello della spesa aumenta molto più dell’inflazione generale. Un disallineamento che misura la difficoltà quotidiana delle famiglie italiane.

Un mercato del lavoro sempre più anziano

La crescita occupazionale degli ultimi anni è trainata quasi esclusivamente dagli over 50. I giovani aumentano soprattutto tra gli inattivi e la produttività cala, segno di un mercato del lavoro che assorbe manodopera ma senza aumentare il valore generato. L’occupazione in età avanzata e l’invecchiamento della forza lavoro sono ormai il tratto dominante.

Immigrazione: tra bisogno e rifiuto

Il Paese conta più di 5,4 milioni di residenti stranieri, ma la loro condizione è spesso marginale, concentrata in lavori poco qualificati e con tassi di povertà ben superiori alla media. L’opinione pubblica resta però restia a una piena inclusione: i flussi migratori sono percepiti come una minaccia culturale e sociale, mentre il consenso per la concessione di diritti politici rimane minoritario.

Le città che crescono e la vitalità sociale

Nella geografia demografica italiana emergono nuovi poli: città intermedie del Nord, capaci di attrarre residenti grazie a lavoro e presenza straniera, mentre molte grandi aree metropolitane perdono popolazione. Parallelamente, nonostante il calo della spesa culturale privata — divorata dall’acquisto di tecnologia e con giornali e libri in forte contrazione — cresce l’attrattività delle esperienze culturali: musei, teatri, concerti e turismo culturale vivono un rinnovato dinamismo.

Partecipare senza delegare

La politica tradizionale vive una crisi di credibilità: i partiti non rappresentano più, l’astensione cresce e l’interesse per l’attualità si assottiglia. Tuttavia, emergono nuove forme di partecipazione non delegata, spesso tematiche e spontanee: le mobilitazioni per la pace e la giustizia dimostrano un bisogno di voce pubblica al di fuori degli schemi partitici.

L’Italia degli “immortali”

Il Paese continua a invecchiare: quasi un quarto della popolazione ha più di 65 anni, i centenari aumentano e le prospettive di vita continuano a dilatarsi. Gli anziani di oggi sono più attivi, più longevi e desiderosi di restare adulti a lungo, portando con sé ricchezza, tempo e capitale sociale che le nuove generazioni difficilmente erediteranno con la stessa intensità. (fonte Censis)

Rivista on line di politica, lavoro, impresa e società fondata e diretta da Pasquale Petrillo - Proprietà editoriale: Comunicazione & Territorio di Cava de' Tirreni, presieduta da Silvia Lamberti.

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