scritto da Eugenio Ciancimino - 01 Ottobre 2025 08:05

Regionali Marche, fallito il primo test anti Giorgia

Da ora a novembre si voterà in altre cinque Regioni. In ciascuna di esse lo schieramento di centrosinistra è già in campagna elettorale con le facce dei propri candidati in Puglia, Calabria, Campania, Toscana e Veneto, mentre il centrodestra, fermo sull’uscente Presidente della Calabria, è testardamente ritardatario nelle altre

Francesco Acquaroli (foto tratta dal profilo FB)

Il vento “propal” non ha gonfiato le vele dei progressisti nelle consultazioni elettorali delle Marche dalle cui urne, disertate dalla metà degli aventi diritto al voto, è uscito vincente il centrodestra e confermato per la Presidenza della Regione l’uscente Francesco Acquaroli (FdI).

Il test di una alleanza posta in essere per provare come far “sloggiare Giorgia Meloni da Palazzo Chigi” non ha dato i risultati sperati. Né le agitazioni delle piazze hanno contribuito a mobilitare flussi aggiunti di elettori in favore dell’antagonista Matteo Ricci che aveva puntato sulla tragedia di Gazza come argomento di contestazione antigovernativa.

A consultazione conclusa l’assenteismo non può essere un alibi per contestare il potere di Governo del vincitore. Perché, la scarsa partecipazione al voto è una tendenza inquietante che, certamente, scalfisce l’autorevolezza degli istituti di rappresentanza democratica, ma non ne delegittima gli Esecutivi. Sono dati dalla cui lettura, oltre alla tendenza all’assenteismo del corpo elettorale, frastornato da campagne urlate, si respingono opacità di alleanze strumentali nel campo largo, “testardamente unitarie”, e si avvertono i partner del centrodestra, impantanato nelle designazioni delle candidature, di rispettare le vocazioni locali.

Da ora a novembre si voterà in altre cinque Regioni. In ciascuna di esse lo schieramento di centrosinistra è già in campagna elettorale con le facce dei propri candidati in Puglia, Calabria, Campania, Toscana e Veneto, mentre il centrodestra, fermo sull’uscente Presidente della Calabria, è testardamente ritardatario nelle altre. Ed in esse, in maniera inversa rispetto alle Marche, dovrà rincorrere le candidature di amministrazioni uscenti. Si capisce che le situazioni non sono sovrapponibili, trattandosi di realtà locali dove i temi di politica internazionale sono meno avvertiti nell’apporre la croce su uno dei contrassegni inscritti sulle schede elettorali.

Le performance positive riscosse nelle Marche da FdI, FI e Lega rispetto a quelle negative o mediocri del PD, 5S ed Avs sono confortanti per il centrodestra, ma non sufficienti, essendo coalizione di Governo nazionale, a resistere alla forza d’urto del voto di opinione prevalente per scelte di campo nelle consultazioni referendarie e politiche che scandiranno il percorso della legislatura ed il cammino di Giorgia Meloni. Permangono contraddizioni nell’uno e nell’altro campo, con la differenza che il centrodestra ha uno schema di alleanze collaudato, mentre in quello dei progressisti, per pregresse dichiarazioni di Conte (5S) e Bonelli (Avs), c’è una unione elettorale ma non organica.

La caparbietà unitaria di Elly Schlein (PD) non ha avuto risposta positiva e dovrà fare i conti all’interno del suo partito, anche in prospettiva di un cambio di legge elettorale. Le divergenze interne al centro destra sono rappresentate da competizioni tra i vicepremier Matteo Salvini (Lega) ed Antonio Tajani (FI), riconoscendo la leadership di Giorgia Meloni, nel campo largo la rivalità è sulla guida tra Giuseppe Conte e Elly Schlein.

E non è una differenza di poco.

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