Regionali Calabria, non decolla il secondo test anti-Giorgia
Sul punto si comprendono sia i mugugni postumi esternati da esponenti del PD, che non condividono la caparbia strategia unitaria di Elly Schlein al traino delle ambizioni del leader 5S, Giuseppe Conte, e sia le confessioni di Fratoiannni e Bonelli di Avs, per i quali “la sconfitta deve portare ad una riflessione per un cambio di passo”
Il voto dei calabresi ha confermato ed integrato i consensi per la coalizione di centrodestra, ha evidenziato le fragilità dell’alleanza di centrosinistra nel campo largo ed ha registrato un calo tendenziale dell’affluenza alle urne. Ma, quest’ultimo dato relativo all’astensionismo nelle consultazioni regionali sia di questa tornata, 43,2%, che di quella precedente, 44,4%, non è realistico rispetto all’anagrafe egli aventi diritto al voto, poco meno di un milione ed ottocento mila, perché quattrocentomila circa di essi risultano residenti fuori sede, in prevalenza all’estero, per i quali diversamente dalle politiche non è previsto il voto per corrispondenza.
Fatta questa precisazione, a scanso di capziose argomentazioni sulla rappresentatività del neo eletto Presidente, Roberto Occhiuto, e della sua maggioranza di Governo, le valutazioni politiche riguardano l’impostazione della campagna elettorale e la credibilità offerta da ciascuna delle coalizioni.
Tra Occhiuto ed il suo competitor, Pasquale Tridico, c’è una differenza di 15 punti percentuale. Il primo uscente si è presentato agli elettori con il consuntivo della sua precedente gestione ed amministrazione non esaustiva, per ammissione dello stesso, delle ataviche problematiche della Calabria; il secondo ha scelto di percorrere la via di populistiche promesse, riproponendo come cavallo di battaglia pentastellato il reddito di cittadinanza ed in più l’abolizione del bollo d’auto e l’assunzione di un migliaio di forestali.
Stesso copione andato in scena nelle Marche tra un uscente da battere non tanto su idee programmatiche, ma su fatti accidentali, contingenti ricorrendo alla strumentalizzazione della tragedia palestinese di Gaza. La risposta degli elettori ha promosso in entrambi i casi gli uscenti e bocciato i loro competitori.
Sul punto si comprendono sia i mugugni postumi esternati da esponenti del PD, che non condividono la caparbia strategia unitaria di Elly Schlein al traino delle ambizioni del leader 5S, Giuseppe Conte, e sia le confessioni di Fratoiannni e Bonelli di Avs, per i quali “la sconfitta deve portare ad una riflessione per un cambio di passo”.
Non si è alla resa dei conti, perché ci sono altri tre appuntamenti elettorali da qui a fine anno, già incardinati e travagliati da problemi di equilibri e di rapporti di forza all’interno delle due coalizioni contrapposte ed in più nel campo largo una questione di leadership da configurare in vista delle politiche del 2027 per far “sfrattare Giorgia Meloni da Palazzo Chigi”.
Il collaudo del progetto intentato dal campo largo non è andato a buon fine e ne è rimandata la verifica ai prossimi appuntamenti: in Toscana ed in Puglia, dove i rispettivi candidati sono del PD, in Veneto a trazione della Lega ed in Campania appannaggio del M5S, criticato ed ironizzato dall’uscente Vincenzo De Luca (PD) portatore di un 70% di consenso elettorale riscosso nelle precedenti consultazioni.
Qui la competizione tra centrodestra e centrosinistra è più contendibile a fronte di candidature politicamente qualificate di Roberto Fico (5S), ex Presidente della Camera dei Deputati e del Viceministro degli Esteri, Edmondo Cirielli (FdI) radicato sul territorio, dove è stato Consigliere regionale, Presidente della Provincia di Salerno e parlamentare per cinque legislature.
Non farebbe onore alla politica ridurre le elezioni regionali come bandierine da piantare piuttosto che confrontarsi su programmi di buon governo. Prevalendo litigi, denigrazioni e delegittimazioni viene meno la civiltà del confronto delle idee perché, secondo l’insegnamento di Socrate, “quando il dibattito è finito, la calunnia diventa strumento del perdente”. Vuol dire suicidio della democrazia.







