scritto da Eugenio Ciancimino - 26 Novembre 2025 08:08

Regionali, a ciascun colore il suo “Governatore”

Erano prevedibili i colori in “rosso” in Puglia e “Campania” ed il blu” nel Veneto. Resta confermata anche la tendenza all’astensione che toglie autorevolezza agli eletti ed accentua sfiducia verso il vigente sistema politico di rappresentanza democratica

foto Angelo Tortorella

Le consultazioni dell’autunno si sono con concluse con un  3 a 3. Non è cambiata la mappa cromatica dei governi locali. Due a uno in favore del centrodestra nella prima tornata, medesimo risultato è stato conseguito al secondo tempo in favore del centrosinistra.

Erano prevedibili i colori in “rosso” in Puglia e “Campania” ed il blu” nel Veneto. Resta confermata anche la tendenza all’astensione che toglie autorevolezza agli eletti ed accentua sfiducia verso il vigente sistema politico di rappresentanza democratica.

La Lega ha confermato la sua leadership in Veneto, con Antonio Stefani (64,4%), ma sull’immagine carismatica di Luca Zaia, governatore uscente azzoppato dalla legge su i limiti dei mandati, presente come capolista in tutte le province. In Puglia il centrosinistra ha capitalizzato la popolarità ed il consenso già consolidato da Antonio De Caro (64,6), da Sindaco di Bari e Parlamentare.

Più spunti di riflessione offre il duello in Campania tra il pentastellato Roberto Fico ed il Fratello d’Italia Edmondo Cirielli, leggendo la “lenzuolata” di simboli presenti nella scheda elettorale. L’autoreferenzialità della destra impostata sulla differenza del profilo del suo candidato rispetto a quello dell’antagonista meno titolato non è stata sufficiente per motivare nell’elettorato le ragioni di una possibile o presunta rimonta.

A risultati acquisiti della contesa, il 35% conseguito da Edmondo Cirielli si può dire che  rispecchi un potenziale su cui può contare il centrodestra in Campania. Il valore aggiunto di Giorgia Meloni per Cirielli sul simbolo non è stato sufficiente a scardinare il fortino dell’esperienza deluchiana. Su di essa ha preso le mosse la coalizione di centrosinistra locale, nel cui campo allargato convergono diversità di storie personali, più esistenziali che di progetto.

Un condominio che ha come dominus Vincenzo De Luca, il cacicco con il quale Elly Schlein, testardamente unitaria, ha dovuto fare i conti per cedere la candidatura al M5S. L’apporto pentastellato (9,1%)  non è stato significativamente rilevante.

Il “regalo” della Schlein al M5S sarà  motivo di confronto-scontro nel PD, ma anche  di guerriglie  nella gestione delle attività del nuova legislatura nella quale il neo eletto Governatore sarà ostaggio  dell‘azionista di riferimento che è nelle carte del PD, di cui è segretario Piero De Luca figlio di Vincenzo che conta anche su una sua pattuglia di consiglieri nella lista “A testa alta”.

Il ripetitivo cambio passo della Schlein in Campania ha funzionato come una filosofia del gattopardo, ma di basso profilo rispetto a quella risorgimentale motivata da Tommasi di Lampedusa.

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