Il governo prepara una nuova tassa sugli extraprofitti bancari
Secondo le stime del Centro studi di Unimpresa, il prelievo avrebbe un effetto contenuto per i bilanci bancari, incidendo per circa il 5-6% degli utili annui, senza intaccare la solidità patrimoniale né la capacità di concedere credito
Il governo sta lavorando a una nuova tassa sugli extraprofitti delle banche, da inserire nella prossima legge di bilancio. L’obiettivo è ottenere un gettito compreso tra 2,5 e 3 miliardi di euro, attingendo ai forti utili realizzati dal settore nel 2024, stimati in circa 46 miliardi.
La misura, ancora in fase di studio, avrebbe carattere temporaneo e durerebbe due anni, dal 2025 al 2026. Colpirebbe la parte di utili considerata “straordinaria”, cioè quella che supera la media dei profitti registrati tra il 2020 e il 2022, anni in cui i tassi d’interesse erano ancora bassi. La nuova tassa si applicherebbe non solo ai margini d’interesse, ma anche alle commissioni nette, e prevederebbe un’aliquota compresa tra il 4% e il 6%, con un sistema progressivo: le banche più grandi pagherebbero di più, mentre quelle di dimensioni minori sarebbero in gran parte escluse.
Secondo le stime del Centro studi di Unimpresa, il prelievo avrebbe un effetto contenuto per i bilanci bancari, incidendo per circa il 5-6% degli utili annui, senza intaccare la solidità patrimoniale né la capacità di concedere credito. I principali gruppi italiani – Intesa Sanpaolo, Unicredit, Monte dei Paschi di Siena, Bper e Banco Bpm – contribuirebbero per oltre due terzi del gettito complessivo.
L’intervento, spiegano gli analisti, sarebbe costruito su basi più solide rispetto alla tassa introdotta nel 2023, che si era rivelata inefficace. Allora il governo aveva imposto un prelievo del 40% sull’aumento del margine d’interesse, ma la norma aveva provocato forti scossoni in Borsa e fu presto modificata, riducendone quasi a zero l’impatto.
Questa volta l’esecutivo punta a un’impostazione più equilibrata e sostenibile, simile al modello adottato in Spagna. L’intento è di presentare il provvedimento come un “contributo straordinario di solidarietà”, non come una misura punitiva. Le risorse raccolte dovrebbero essere destinate a misure sociali, in particolare per sostenere famiglie, mutuatari e piccole imprese, contribuendo a compensare gli effetti del rialzo dei tassi d’interesse deciso dalla Banca centrale europea. (fonte Unimpresa)







