Il mise en abyme: da Shakespeare al cavolo romano
Nell'arte, il mise en abyme si manifesta spesso come un quadro che contiene una riproduzione in piccolo di sé stesso
Il mise en abyme (letteralmente, “messa nell’abisso”) è una tecnica narrativa e artistica che consiste nell’inserire un’opera d’arte all’interno di sé stessa in miniatura. Questo effetto di “specchio all’infinito” crea una struttura ricorsiva in cui una parte del tutto riflette il tutto stesso. È un dispositivo che sfida la percezione, portando lo spettatore o il lettore a riflettere sulla natura stessa dell’opera che sta fruendo. Il termine deriva dall’araldica, dove indicava uno scudo più piccolo posto al centro di uno scudo più grande, come un eco visivo.
Nell’arte, il mise en abyme si manifesta spesso come un quadro che contiene una riproduzione in piccolo di sé stesso. Un esempio celebre è la “La riproduzione vietata” di René Magritte, dove un uomo di schiena di fronte a uno specchio che, invece di riflettere il suo volto, mostra la stessa immagine di spalle, ricreando una duplicazione paradossale. Un altro esempio iconico è “Las Meninas” di Diego Velázquez. In questo dipinto, Velázquez si ritrae mentre dipinge e lo sguardo dell’osservatore si perde tra i diversi livelli di realtà: il pittore, i reali riflessi nello specchio, il dipinto in lavorazione e l’osservatore stesso. Impossibile non menzionare “I coniugi Arnolfini” di Jan Van Eyck; qui i due protagonisti sono in primo piano e sulla parete di fondo vi è uno specchio riflette non solo i due personaggi di spalle ma estende lo spazio pittorico quasi a 360 gradi.

Nel teatro, il mise en abyme si manifesta come una “pièce dans la pièce” (“opera nell’opera”). L’esempio più famoso è la scena del “teatro nel teatro” in “Amleto” di Shakespeare, dove il principe organizza una rappresentazione teatrale, “L’assassinio di Gonzago”, per svelare la colpevolezza del re Claudio. Lo spettatore assiste a uno spettacolo che, a sua volta, contiene uno spettacolo, riflettendo sulla tragedia che si sta svolgendo. In letteratura, questa tecnica è usata per inserire una storia dentro un’altra. In “Le mille e una notte”, Shahrazād racconta storie che contengono altre storie, creando un’infinità di narrazioni interconnesse. Lo stesso avviene in “Se una notte d’inverno un viaggiatore” di Italo Calvino, dove ogni capitolo è l’inizio di un romanzo diverso e il lettore si trova costantemente all’interno di una storia che si sta costruendo.
La natura stessa offre esempi affascinanti di mise en abyme. Il concetto di frattale, una figura geometrica la cui struttura si ripete a scale sempre più piccole, è una perfetta rappresentazione matematica di questo principio. Un fiore di cavolo romano, ad esempio, mostra come ogni sua parte è una versione in miniatura dell’intera struttura. Le conchiglie di nautilus mostrano una crescita a spirale logaritmica che si ripete all’infinito e le coste frastagliate delle scogliere mostrano pattern simili a diverse scale. Questi esempi naturali suggeriscono che il mise en abyme non è solo una costruzione artistica ma una struttura fondamentale che governa molti aspetti del nostro mondo, dalla biologia alla geologia. Un ennesimo esempio di come l’arte imita la natura.







