Ucraina, da che parte stiamo?
Sulla guerra in Ucraina e su Putin, noi italiani una volta per tutte dobbiamo decidere da che parte stare. Da parte degli invasori russi o da quella di un popolo che ha la colpa di voler scegliere autonomamente e in democrazia il suo destino?
Gergiev sì, Gergiev no. E’ uno dei dilemmi di questi ultimi giorni. Il russo Valerij Gergiev è uno dei più famosi e importanti direttori d’orchestra contemporanei. Ha un grave difetto, però. Ha in più di un’occasione espresso il suo sostegno a Vladimir Putin, anche sull’invasione dell’Ucraina. Libero di farlo, ci mancherebbe, ma può essere invitato a dirigere nel nostro Paese, in questo caso alla Reggia di Caserta e con i soldi pubblici della Regione Campania? A denunciare all’opinione pubblica Gergiev è stata Julya Navalnaya, vedova del dissidente russo Alexei Navalny. Ha chiesto senza mezzi termini che Gergiev, definito «una voce al servizio del regime di Putin», non si esibisca in Italia. Difficile dar torto alla Navalnaya. Qui non si tratta di attaccare la cultura russa. Non è un invito a boicottare i romanzi di Tolstoj o Dostoevskij, ma di un’artista, di sicuro talento, che però in qualche modo si rende complice dei delitti di Putin nei confronti del popolo ucraino. Ed è comodo e pretestuoso, come fa De Luca, contrabbandare l’evento come un ponte per il dialogo con la Russia. Sulla guerra in Ucraina e su Putin, noi italiani una volta per tutte dobbiamo decidere da che parte stare. Da parte degli invasori russi o da quella di un popolo che ha la colpa di voler scegliere autonomamente e in democrazia il suo destino?





