Spread ai minimi
Il differenziale Btp-Bund scende sotto i 70 punti, ai livelli del 2009. Risparmi stimati per 17 miliardi entro il 2029
Lo spread tra Btp decennale e Bund tedesco è sceso ieri a 69,9 punti, chiudendo a 70, in calo dai 72 della seduta precedente. Il rendimento del decennale italiano arretra al 3,44%. È il livello più basso dal dicembre 2009, prima della crisi dell’eurozona, quando lo spread era ancora lontano dal record di 575 punti toccato nel novembre 2011. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha parlato di «traguardo che ci riempie di orgoglio», mentre la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha attribuito il risultato alla «serietà nella tenuta dei conti pubblici» e alla stabilità dell’esecutivo. Secondo l’Ufficio Parlamentare di Bilancio, i tassi più bassi garantiranno un risparmio complessivo di 17,1 miliardi entro il 2029. Nel breve periodo, il beneficio per le casse dello Stato sarà di 1,7 miliardi nel 2025 e di 2,6 miliardi nel 2026. Insomma, tutti gli italiani conobbero, con non pochi timori e preoccupazioni, il vocabolo spread alla fine del 2011 con il governo Berlusconi. Ora lo stesso termine sembra essere diventato innocuo se non addirittura piacevole. A quel tempo, il governo fu affossato dallo spread. E il premier Berlusconi uscì definitivamente di scena come uomo di governo. Ora, con il governo Meloni, dopo quindici anni, siamo tornati ad avere uno spread rassicurante. Merito della Meloni e dei suoi? Forse. Quel che conta, però, è il risultato. Poi, a decidere in merito, saranno gli italiani quando saranno chiamati a farlo.





