La banalità del male
C'è da dire, da un lato, che alla stupidità non c'è mai un limite. Dall'altro, c'è da osservare che l'odio, il rancore, il fanatismo ideologico, trovano il loro terreno di coltura proprio nella stupidità. Certo, non solo nella stupidità, ma in buona parte sì
Yael Mehodar, una consulente israeliana su sedia a rotelle, ha raccontato di essere stata rifiutata da una compagnia milanese specializzata in trasporti accessibili. La motivazione del rifiuto, comunicata via email, è stata una protesta contro le politiche del governo israeliano nella Striscia di Gaza. L’azienda ha dichiarato di voler interrompere ogni rapporto con Israele “finché non finisce il genocidio”, pur precisando che la decisione non è rivolta ai cittadini israeliani ma al governo. Mehodar ha criticato la scelta, sottolineando come un’azienda che si occupa di persone con disabilità dovrebbe mostrare maggiore sensibilità, e si è chiesta perché una protesta politica debba ricadere su un singolo individuo. Alla fine, è riuscita a trovare un taxi alternativo. Una vicenda che ha acceso il dibattito sui confini tra attivismo politico e discriminazione personale. C’è da dire, da un lato, che alla stupidità non c’è mai un limite. Dall’altro, c’è da osservare che l’odio, il rancore, il fanatismo ideologico, trovano il loro terreno di coltura proprio nella stupidità. Certo, non solo nella stupidità, ma in buona parte sì. D’altra parte, come non ricordare la banalità del male di Hannah Arendt. E riflettere in proposito.




