Crepe nel dialogo con Mattarella
Tirando le somme, ad uscirne indebolita è la terzietà del Quirinale. E a rimetterci è soprattutto l'immagine del presidente Mattarella, che ha protetto il suo consigliere Garofani nonostante la brutta scivolata presa
Al Quirinale il colloquio tra Sergio Mattarella e Giorgia Meloni è inizialmente filato via con tono disteso, dopo la telefonata della premier per ricomporre il caso esploso attorno alle dichiarazioni di Galeazzo Bignami. Meloni avrebbe espresso al Capo dello Stato il proprio rammarico per l’uscita del deputato e per il coinvolgimento del consigliere del Quirinale, Garofani. Mattarella, raccontano, sembrava orientato a chiudere la vicenda con quella visita. La situazione però si è complicata quando Palazzo Chigi ha diffuso un comunicato dai toni più polemici. Questo al Colle è apparso in contrasto con il clima dell’incontro. La successiva nota dei capigruppo di FdI, che ribadiscono fiducia e sintonia istituzionale, non ha dissipato del tutto il senso di una frizione rimasta sotto traccia. Tirando le somme, ad uscirne indebolita è la terzietà del Quirinale. E a rimetterci è soprattutto l’immagine del presidente Mattarella, che ha protetto il suo consigliere Garofani nonostante la brutta scivolata presa. Resta un dubbio. Se la cosa fosse successa a parte invertita, cosa si sarebbe detto? Ovvero, se il Presidente della Repubblica fosse stato espressione di centrodestra, il consigliere del Quirinale in discussione fosse stato un ex deputato di Fratelli d’Italia, e il governo di centrosinistra, come sarebbe stato valutato l’accaduto? Il sospetto è che si sarebbe parlato di colpo di stato o roba del genere. Altro che storie. Come sempre, due pesi e due misure.





