Ultra fast fashion, la tassa non basta
Unimpresa boccia la proposta sui minipacchi: colpire Shein e Temu con micro-imposte non frenerà i consumi. Servono regole europee, controlli e una strategia industriale a tutela del Made in Italy
La tassa sui cosiddetti “minipacchi” fino a 150 euro non sarà sufficiente a rallentare l’avanzata delle piattaforme di ultra fast-fashion come Shein e Temu. È il messaggio che arriva dal tavolo della Moda convocato al Ministero delle Imprese e del Made in Italy, dove Unimpresa ha presentato un documento critico sulle misure allo studio per contrastare un fenomeno che ha ormai assunto una dimensione strutturale e globale.
Secondo i dati illustrati dalla consigliera nazionale di Unimpresa, Margherita de Cles, il mercato dell’ultra fast-fashion ha raggiunto nel 2024 un valore stimato di 141 miliardi di dollari, sostenuto da una logistica sempre più efficiente, da politiche di prezzo aggressive e da una domanda che attraversa tutte le fasce d’età e di reddito. In questo contesto, una tassazione di pochi euro sui piccoli invii extra-Ue rischia di avere un impatto minimo sui comportamenti dei consumatori e di non incidere sui volumi di vendita.
Anzi, i segnali più recenti indicano un ulteriore radicamento dei grandi operatori anche in Europa. L’apertura di punti vendita fisici, come quello di Shein nel quartiere parigino del Marais, e il rafforzamento delle infrastrutture logistiche confermano l’evoluzione di un modello che intercetta non solo i giovani, ma anche una clientela adulta sempre più distante dal lusso tradizionale, percepito come inaccessibile sul piano dei prezzi.
Sul fronte interno, le conseguenze ricadono soprattutto sulle micro, piccole e medie imprese della moda, in particolare nei distretti storici del Made in Italy. Una concorrenza definita “asimmetrica”, perché esercitata da soggetti che operano al di fuori degli standard europei su lavoro, ambiente e sicurezza dei prodotti, mette a rischio la sopravvivenza di aziende che rappresentano un presidio economico e sociale dei territori.
Per Unimpresa, il dibattito sulla tassa dei minipacchi – affrontato sia in Italia sia a livello europeo – rischia di essere fuorviante se non inserito in una strategia più ampia. Servono controlli più efficaci sui prodotti extra-Ue, regole uguali per tutti e una politica industriale capace di difendere il valore della produzione europea. A questo si affianca il tema della fiducia dei consumatori: la perdita di credibilità di parte del lusso tradizionale ha favorito l’espansione dell’ultra fast-fashion, rendendo necessaria una maggiore trasparenza e una valorizzazione delle eccellenze artigiane.
Senza una scelta politica chiara, avverte Unimpresa, il rischio è che le misure in discussione finiscano per essere simboliche, mentre a pagare il prezzo più alto saranno le migliaia di piccole imprese che tengono vivo il tessuto produttivo della moda italiana ed europea. (fonte Unimpresa)
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