Se a cantare non è il cantante: il concerto senza voce di Elodie
Dopo qualche canzone, la rivelazione: "Oggi pomeriggio ho avuto un abbassamento di voce, faccio davvero molta fatica a cantare"
Grande attesa e gran pienone al Palasele di Eboli ieri per l’unica data salernitana del concerto di Elodie. Arrivata sul palco poco dopo le 21, tra urla e applausi dei partecipanti, dal primo momento l’esibizione della cantante ha fatto avvertire qualcosa di strano. Sembrava che Elodie non stesse cantando. Rispetto allo slancio delle sue canzoni, tutto nella gestualità della cantante sembrava asincrono: non solo i movimenti delle labbra ma tutta la mimica corporea. Sembrava che Elodie non stesse cantando le sue canzoni, anche nell’esibizione sembrava mancasse la consueta grinta e sensualità. Dopo qualche canzone, la rivelazione: “Oggi pomeriggio ho avuto un abbassamento di voce, faccio davvero molta fatica a cantare”. Elodie si scusa, piange, ringrazia il pubblico per l’affetto. Evviva l’onestà. Chi scrive pensa sia dovuta se è vero che tra l’artista e il suo pubblico si genera una connessione basata anche su un patto di fiducia, nondimeno non è scontata.
Il concerto è proseguito con Elodie che ha fatto quanto umanamente possibile, supportata dalle bravissime coriste e dai cori del pubblico. Soprattutto nelle canzoni finali, l’artista non si è risparmiata dando tutta la voce di cui era capace in quel momento.
Da spettatore mi pongo però un quesito etico ancor prima che giuridico: se è vero che ad impossibilia nemo tenetur, ed è evidente che chi non ha voce (tra l’altro presumibilmente per causa non imputabile) non possa essere costretto a cantare, chi ha pagato per sentire quella voce non ha diritto a vedersi restituito quanto pagato (almeno in parte)? È vero infatti che il concerto si è tenuto ugualmente ma la prestazione alla quale una cantante è tenuta non è forse quella di cantare?







