scritto da Redazione Ulisseonline - 08 Ottobre 2025 17:25

Sanità, 8 italiani su 10 costretti a rivolgersi al privato: liste d’attesa eccessive e cure lontane

I dati parlano chiaro: i tempi medi per una visita specialistica superano spesso i limiti di legge, arrivando a 150 giorni per una risonanza magnetica, 120 per una colonscopia e oltre 90 giorni per visite oculistiche e ortopediche

Attese infinite e prestazioni disponibili anche a oltre 100 chilometri di distanza stanno spingendo sempre più cittadini verso il settore privato. È l’allarme lanciato da Unimpresa, secondo cui fino all’80% degli italiani, in alcune aree del Paese, rinuncia alle cure o si rivolge a pagamento a strutture private.

I dati parlano chiaro: i tempi medi per una visita specialistica superano spesso i limiti di legge, arrivando a 150 giorni per una risonanza magnetica, 120 per una colonscopia e oltre 90 giorni per visite oculistiche e ortopediche. A questo si aggiunge la cosiddetta “mobilità forzata”, che obbliga i pazienti a spostarsi anche di centinaia di chilometri per accedere alla prima prestazione disponibile.

“È un paradosso che tradisce il diritto costituzionale alla salute e trasforma la prossimità in un privilegio” afferma Marco Massarenti, consigliere nazionale di Unimpresa con delega alla sanità. A pagare il prezzo più alto sono le famiglie a reddito medio-basso: per chi non può permettersi una visita privata, la rinuncia alle cure diventa spesso l’unica alternativa. Oltre il 40% degli italiani ha dichiarato di aver rinunciato almeno una volta a una prestazione sanitaria per motivi economici o logistici.

Il fenomeno, avverte Unimpresa, non è più episodico ma strutturale. La spesa sanitaria privata “out of pocket” ha ormai superato i 40 miliardi di euro all’anno, mentre la fiducia nel sistema pubblico continua a calare.

Massarenti esprime dubbi anche sugli interventi temporanei, come lo stanziamento di 10 milioni di euro in Lombardia destinato all’acquisto di prestazioni dai privati accreditati per ridurre le liste d’attesa: “Senza criteri di equità e prossimità – avverte – queste misure rischiano di diventare palliativi che spostano il problema senza risolverlo”.

Tra le proposte avanzate da Unimpresa ci sono l’obbligo, per i Centri unici di prenotazione (Cup), di rilasciare una ricevuta formale con data, priorità e sede della prestazione, e la possibilità per i cittadini di attivare un Percorso Tutela che consenta l’accesso al privato a carico del Servizio sanitario nazionale in caso di tempi o distanze non rispettati.

La causa principale della crisi, secondo l’associazione, resta la carenza di personale sanitario, aggravata da stipendi non competitivi e sprechi di spesa. “Finché non si interverrà su questo fronte – conclude Massarenti – le liste d’attesa resteranno un muro invalicabile. Serve un piano strutturale che restituisca ai cittadini cure vicine e in tempi certi, come garantito dalla Costituzione”. (fonte Unimpresa)

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