scritto da Redazione Ulisseonline - 04 Dicembre 2025 09:50

Gas russo, embargo UE: per l’Italia impatto già assorbito

Il divieto europeo sulle importazioni da Mosca non cambia la sostanza per il nostro Paese, che ha già sostituito quasi integralmente i volumi nel biennio 2022-2023. La sfida resta quella dei prezzi e della capacità di consolidarsi come hub energetico mediterraneo

L’embargo europeo sul gas russo, approvato dall’Unione europea con un calendario che prevede lo stop al GNL dal 2026 e al gas via pipeline dal 2027, avrà effetti limitati per l’Italia. Il nostro Paese ha infatti già ridotto quasi a zero le forniture da Mosca, passate dal 40% delle importazioni nel 2021 a meno del 5% nel 2023. La sostituzione è avvenuta grazie a un portafoglio diversificato: Algeria, Azerbaigian, Qatar, Stati Uniti, Nord Europa e Libia hanno coperto i volumi mancanti, mentre la domanda interna è scesa del 20% rispetto al 2021, raggiungendo nel 2024 il minimo degli ultimi quindici anni.

Secondo l’analisi del Centro studi di Unimpresa, l’Italia affronta dunque il divieto senza rischi di approvvigionamento. Le infrastrutture già operative – dal gasdotto TAP ai rigassificatori di Livorno e Piombino – garantiscono la stabilità del sistema. Il nodo resta quello dei prezzi: la maggiore dipendenza dal GNL, più costoso e volatile, mantiene un “premio europeo” che incide su imprese energivore e consumatori. Dopo il picco del 2022, i valori TTF sono calati, ma restano superiori ai livelli pre-crisi, con effetti strutturali sui margini industriali e sulla pianificazione delle PMI.

La decisione di Bruxelles, pur politicamente rilevante, non comporta traumi energetici per l’Italia. La trasformazione del mix nazionale è già compiuta: il gas russo è di fatto uscito dal sistema. La vera partita si gioca ora sulla capacità di cogliere l’opportunità di consolidarsi come snodo energetico tra Africa, Mediterraneo e Nord Europa. Investimenti su reti, stoccaggi, nuova capacità di importazione e accelerazione delle rinnovabili saranno determinanti per trasformare l’embargo da vincolo a leva strategica. In questo quadro, l’Italia si presenta già “post-Russia”, con un portafoglio di fornitori stabile e diversificato, ma chiamata a gestire con prudenza la sfida dei prezzi e a rafforzare il proprio ruolo geopolitico nel Mediterraneo. (fonte Unimpresa)

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