E’ ancora scontro sul papocchio dello statuto dell’ASCCCA, l’azienda consortile per i servizi sociali: i sindaci di Atrani e Positano denunciano il fallimento totale polemizzando con Servalli e Vuilleumier
L'azienda consortile è ancora al palo per lo statuto da riapprovare dopo la scoperta che il rogito notarile aveva una versione diversa da quella approvata dai comuni consorziati
A quale puntata è arrivata la telenovelas dell’ASCCCA, l’azienda consortile per i servizi sociali (Azienda Speciale Consortile Cava-Costa d’Amalfi)?
Beh, il numero della puntata stentiamo a capire quale sia, quel che appare evidente è che l’ASCCCA è ancora in alto mare, anzi, più che altra si è del tutto impantanata.
Veniamo al riassunto delle puntate precedenti, o meglio, per comodità restiamo alle ultime.
Partiamo quindi dalla “nota di sollecito” del 1° settembre scorso con cui il comune capofila di Cava de’ Tirreni invitava i comuni di Atrani e Positano a convocare i Consigli comunali per deliberare modifiche statutarie relative all’Azienda Speciale Consortile (ASCCCA). Gli unici comuni, cioè, che ancora non avevano approvato il nuovo testo dello statuto dopo la scoperta del papocchio. E cioè che lo statuto del rogito notarile era una versione diversa da quella approvata dai comuni consorziati. Cose dell’altro modo, ma questo è!
Cominciamo con la pronta e articolata nota di risposta del 3 settembre scorso del Sindaco di Atrani indirizzata al Comune di Cava de’ Tirreni (capofila dell’Ambito S2 per i servizi sociali), con copia ai sindaci dell’Ambito, alla Regione Campania e ad altri enti, in risposta alla nota di sollecito.
Atrani contesta la ricostruzione dei fatti contenuta proprio nella nota di sollecito, ritenendola parziale o errata. Ricostruisce così l’iter seguito:
- Il Consiglio Comunale di Atrani ha approvato gli schemi di Atto Costitutivo e Statuto il 12 marzo 2024.
- L’atto è stato sottoscritto davanti al notaio il 27 maggio 2024 e registrato a giugno.
- Sono emerse discordanze tra gli atti approvati e quelli sottoscritti, soprattutto per Positano.
- L’Assemblea dei Sindaci ha affrontato criticità e deliberato modifiche statutarie.
- Ad Atrani sono state trasmesse due bozze di delibera per recepire le modifiche.
Poi il sindaco di Atrani Michele Siravo (nella foto sotto) solleva delle questioni di merito in modo assai puntuale sul Fondo di dotazione, precisando che l’atto notarile prevede € 619.962 (€ 7/abitante), mentre la versione modificata dello Statuto lo riduce a € 26.569,80 (€ 0,30/abitante). Mancano, sostiene, motivazioni tecniche, pareri del Revisore dei Conti e valutazioni di sostenibilità.
Altra questione è quella del Direttore Generale, laddove lo Statuto modificato prevede l’iscrizione all’albo nazionale, in contrasto con la normativa regionale che impone l’albo regionale. Atrani ricorda che la Regione Campania ha ribadito l’obbligo dell’iscrizione regionale, pena sanzioni, per cui il piccolo ma a quanto pare assai accorto e legalitario comune rivierasco chiede il rispetto della normativa vigente.
Il sindaco Siravo, però, nella sua nota fa luce anche su un altro aspetto, ovvero sul fatto che, contrariamente a quanto si è sempre raccontato, l’azienda consortile non è l’unica opzione come si è voluto far credere.
“L’Azienda speciale consortile -si legge infatti nella nota di Atrani- non rappresenta l’unica modalità possibile di gestione associata, posto che, secondo le Linee guida per la definizione dei modelli organizzativi omogenei degli Ambiti Territoriali Sociali per l’Attuazione dei Livelli Essenziali delle Prestazioni Sociali del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, sarebbero possibili ben sei forme associative differenti (la convenzione, l’unione di Comuni, la comunità montana, il consorzio, l’istituzione. l’azienda speciale, l’azienda pubblica di servizi alla persona)”.
“Sussistendo più opzioni -incalza Siravo- sarebbe stato opportuno motivare, nel caso di specie, la scelta dell’Azienda Speciale Consortile evidenziandone la “convenienza” rispetto agli altri possibili modelli di gestione. In tale operazione, sarebbe stato comunque necessario chiarire e rappresentare: l’ammontare dei residui attivi e passivi del Piano di Zona S2, che confluiranno nella nuova Azienda Speciale Consortile, l’importo dei trasferimenti ordinari e straordinari attesi; la situazione finanziaria del Comune capofila uscente, nel cui bilancio sono attualmente allocate le risorse del Piano di Zona, e che risulta in stato di riequilibrio finanziario pluriennale (ex art. 243-bis TUEL), circostanza che potrebbe incidere sulla disponibilità effettiva delle risorse necessarie”.
“A tutto concedere -prosegue il sindaco Siravo- la scelta di costituire un’Azienda Speciale consortile dovrebbe tendere ai principi dell’efficienza e dell’economicità, perseguendo gli obiettivi di ridurre i costi complessivi della gestione, ottimizzare le risorse disponibili e garantire una maggiore qualità dei servizi erogati. In altre parole, non si tratta solo di “fare” un’azienda, ma di farla bene: una struttura in grado non solo di contenere la spesa pubblica, ma anche di ampliare l’offerta dei servizi e migliorarne in modo significativo gli standard qualitativi, a beneficio delle comunità locali interessate”.
Chapeau! Il piccolo e per qualcuno insignificante Comune di Atrani fa le pulci alle realtà municipali più grandi, a cominciare dal Comune di Cava de’ Tirreni guidato dal sindaco Vincenzo Servalli, dando una severa lezione in quanto a legalità, trasparenza e buona amministrazione.
Motivi, insomma, che consentono ad Atrani di respingere l’accusa di paralisi, ribadendo di aver sollevato criticità in modo costruttivo. Non solo. Atrani chiede chiarimenti sui servizi a rischio e sollecita l’uso delle risorse disponibili (es. Fondo Povertà), evidenzia il rischio di vuoto gestionale se il Piano di Zona cessa senza il subentro effettivo dell’Azienda, infine, richiede la convocazione del Tavolo di Coordinamento e un parere alla Corte dei Conti.
La nota non manca di polemizzare direttamente, e senza nascondersi dietro un dito, con il Comune di Cava de’ Tirreni.
“Anche il ruolo del soggetto capofila è apparso alquanto “evanescente”. É mancato -si legge nella nota del sindaco Siravo- il necessario coordinamento da parte del Comune capofila, che ha perfino indirizzato comunicazioni alla “Conferenza dei Sindaci”, organismo privo di valore legale e mai delegato a trattare i servizi sociali. In pubblica amministrazione contano gli atti: i soli rappresentanti legittimi restano i Sindaci, ciascuno nella pienezza del proprio mandato: questo, perlomeno, per quanto riguarda. il Comune di Atrani”.
Tignoso il piccolo Comune della Costiera? Tutt’altro. Nella stessa nota di risposta, infatti, il sindaco Siravo chiarisce che Atrani non è contrario all’Azienda, ma chiede solidità giuridica, sostenibilità economica e chiarezza amministrativa, denuncia la mancanza di coordinamento da parte del Comune capofila, cioè Cava de’ Tirreni, e decisioni unilaterali, rivendica il diritto dei Consigli comunali di non ratificare atti difformi, criticando la fretta nel chiudere il processo e la disparità di trattamento tra Comuni, tuttavia, nel contempo, chiede un dialogo autentico e una mediazione reale. Da qui la disponibilità a un incontro istituzionale e politico, purché improntato al confronto paritario, ribadendo che il problema non è l’adesione, ma il metodo seguito, ritenuto lacunoso.
Non meno pungente è, in data 11 settembre scorso, la nota di risposta del Comune di Positano, firmata dal sindaco Giuseppe Guida al sollecito da parte del Comune capofila di Cava de’ Tirreni di convocare urgentemente il Consiglio comunale per deliberare modifiche statutarie all’ASCCCA.
Positano contesta il tono e la legittimità della richiesta, ricostruendo la vicenda amministrativa sostenendo che “bisogna fare una ricostruzione storica che stranamente il Comune di Cava de’ Tirreni sembra non conoscere”.
“Infatti dagli atti emerge in modo chiaro -scrive il sindaco Guida- che già nel 2019 il Consiglio Comunale di Positano ha adottato sia lo Statuto che l’Atto Costitutivo dell’ASCCCA, al contrario del Comune di Cava de Tirreni, comune capofila per quanto riguarda il Piano di Zona servizi sociali, che solo nel 2024 si ricorda dell’importanza della istituzione di una azienda che possa garantire una corretta erogazione dei servizi sociali ai propri cittadini, come non si ricorda che nel 2024 l’unico Ente che ha adottato le versioni corrette di Atto Costitutivo e di Statuto è proprio il Comune di Positano, che seppur “perdendo tempo” – ha deciso, prima di sottoscrivere gli atti davanti al notaio…, di approfondire il contenuto degli stessi, che palesemente erano non conformi, per poter poi deliberare approvandone la versione corretta.
Fatta questa opportuna considerazione preliminare, che traccia il corretto iter che una buona amministrazione deve adottare, oggi, come se il recente passato non ci fosse stato, si invitano i Comuni di Positano e di Atrani ad avviare con urgenza l’iter procedimentale per la convocazione dei rispettivi Consigli comunali e procedere alla deliberazione delle modifiche statutarie minacciando responsabilità in capo ai rispettivi enti” .
Positano propone di attendere questo parere prima di procedere con le modifiche, dichiarando comunque la propria disponibilità al confronto.
E qual è la risposta del Comune di Cava de’ Tirreni? Laconica, ma soprattutto si mostra sorda alla richiesta di dialogo e confronto formulata dai due comuni della Costiera amalfitana, a dimostrazione di quanto sia poca rispettosa della dignità di due comunità tanto più piccole in termini numerici rispetto a quella cavese ma non per questo non meritevole di rispetto e considerazione anche per le argomentazioni formulate con chiarezza e determinazione.
Nella nota di risposta del Comune capofila di Cava de’ Tirreni a firma del sindaco Servalli del 12 settembre scorso, il primo cittadino si limita a scrivere di prendere atto delle osservazioni formulate dai Comuni di Atrani e Positano, ribadendo però di sollecitare gli adempimenti dovuti da parte dei due comuni, con l’avvertenza che ulteriori ritardi procurano danni ai Comuni Consorziati. Tradotto: non ci fate perdere tempo, di quello che dite non ce ne frega un tubo.
Immediata la risposta congiunta dei due comuni della Costiera amalfitana che inviano una nota molto puntuta in data 22 settembre scorso, a firma dei due sindaci Siravo e Guida.
“I Comuni di Atrani e di Positano -si legge- prendono atto che la comunicazione del Comune capofila non ha in alcun modo preso in considerazione i rilievi puntualmente esposti nelle nostre note e fatto ancor più grave ha ignorato la richiesta di un incontro istituzionale. In uno Stato democratico, il confronto non è una concessione, ma un dovere: negarlo significa indebolire le istituzioni, svilire il ruolo dei Consigli Comunali – organi sovrani delle nostre comunità – e trasformare il capofila da garante in ostacolo”.
“Un atteggiamento simile -denunciano i due Sindaci- non può che dimostrare la scarsa attenzione del Comune capofila verso i servizi sociali, che meriterebbero invece impegno, responsabilità e rispetto per i cittadini più fragili dell’Ambito”.
“Ogni ulteriore danno -chiariscono- non potrà essere imputato ai Comuni che hanno esercitato con trasparenza e responsabilità il proprio diritto di rilievo e proposta, ma esclusivamente all’inerzia del Comune capofila”.
“Ad oggi, in merito all’ASCCCA -ribadiscono Siravo e Guida- riscontriamo una situazione assolutamente paradossale, non ancora sanata: la costituzione dell’Azienda è minata da un errore di fondo, ovvero la discordanza dell’atto costitutivo e dello statuto rogati dal notaio rispetto a quelli approvati nei vari Consigli comunali, ad eccezione del Comune di Positano. A nostro avviso, e al netto delle responsabilità di chi in sede di assemblea costituente ha sottoscritto atti diversi da quelli per i quali era stato delegato dal proprio Consiglio comunale, questo pone seri dubbi sulla validità e sull’efficacia dell’intera costituzione dell’Azienda, fino a metterne in discussione l’esistenza stessa”.
“Di questo il Presidente -è l’accusa rivolta al sindaco di Ravello Paolo Vuilleumier (nella foto) nella sua qualità di presidente dei sindaci dell’assemblea del Consorzio- avrebbe dovuto prendere atto immediatamente, cosa che ad oggi non è ancora avvenuta. Le criticità da noi evidenziate non sono pretestuose, ma vanno nella direzione di costruire un Azienda solida, credibile e capace di garantire servizi duraturi e senza ombre per i cittadini della Costiera Amalfitana. Ancora più rilevante è che il Presidente, in quanto Sindaco di Ravello, è espressione diretta della Costiera Amalfitana e dovrebbe quindi farsene garante e difensore. Proprio per questo, ci attendiamo che tuteli le posizioni da noi rappresentate, che mirano unicamente a proteggere gli interessi della Costiera Amalfitana. Un eventuale allineamento passivo al Comune capofila finirebbe per apparire come una scelta lesiva degli interessi della Costiera, quasi a voler coprire gli errori del capofila invece di contrastarli”.
“Il Presidente -continua la denuncia di Siravo e Guida- dovrebbe essere il primo a spingere affinché il Piano di Zona continui a funzionare pienamente, almeno nell’attesa che vengano chiariti e corretti gli errori e i gravi dubbi amministrativi che gravano sull’Azienda Speciale ASCCCA. È inaccettabile che, ad oggi, non sia ancora stata attuata dal Comune capofila la delibera di potenziamento dell’Ufficio di Piano, unica strada per garantire servizi sociali concreti e adeguati ai cittadini della Costiera”.
“Non si tratta di una critica personale -precisano poi- ma un campanello d’allarme rispetto a un atteggiamento del Comune capofila che rischia di danneggiare l’intera Costiera. Allo stesso modo, il Presidente dovrebbe farsi promotore di un dialogo serio con il Comune capofila; diversamente, rischierebbe di apparire come un semplice spettatore silenzioso. Un dialogo serio e democratico che Atrani e Positano hanno più volte chiesto e che è stato invece vergognosamente cassato con una lettera del Comune di Cava, a conferma di un atteggiamento di chiusura inaccettabile verso due Comuni della Costiera”.
“Un simile atteggiamento -concludono Siravo e Guida- mina anche il lavoro compiuto negli ultimi quattro anni, durante i quali i Comuni hanno faticosamente ricercato un equilibrio fondato su maggioranze qualificate, proprio per evitare che il peso demografico di Cava potesse tradursi in un predominio sull’Azienda Speciale. Con questa linea di chiusura, Cava finisce per compromettere le stesse prerogative di rappresentanza e di democrazia poste a fondamento del percorso di costituzione, minando la credibilità dell’ASCCCA ancora prima che inizi realmente ad operare e ponendo le basi per i peggiori presupposti”.
“Un fallimento totale -è l’amara chiusura dei due Sindaci di Atrani e Positano- che rischia di gravare interamente sui cittadini della Costiera Amalfitana. La Costiera merita rispetto, non atteggiamenti di chiusura e scaricabarile. Atrani e Positano restano disponibili a un confronto serio e leale, ma non accetteranno logiche di imposizione, diktat o scorciatoie che mettono a rischio i servizi e la dignità istituzionale dei nostri territori”.
La telenovela per ora si conclude qui. E’ triste constatare quanta sia profonda la rottura tra i sindaci del Consorzio, ma soprattutto di quanto sia inadeguata la capacità di guida, di indirizzo, di mediazione e di equilibrio che dovrebbe mettere in campo il Comune capofila, ovvero Cava de’ Tirreni che da solo rappresenta più della metà degli abitanti del Consorzio di comuni ma che non può pretendere di non portare rispetto per le istanze degli altri comuni, compresi quelli di poche centinaia di abitanti. A maggior ragione quando pongono questioni di legalità e di corretta amministrazione.
L’arroganza non porta da nessuna parte, se non allo scontro. Evidentemente di tutto ciò, all’Amministrazione Servalli di tutto questo non importa un fico secco.
Come dire, con Servalli nei panni del Marchese del Grillo: “Io sò io, e voi non siete un c…”.













