Ucraina, l’ora più buia
La resistenza ucraina è messa a dura prova dall'invasore e dalle pressioni esterne. L'ultimatum di Trump accelera il dibattito sulla pace, forzando una scelta critica
Il dramma ucraino viene paragonato all’“ora più buia” di Churchill, evidenziando il bivio: continuare la resistenza (come scelto da Zelensky, che chiese “munizioni, non un passaggio”) o accettare una “resa” mascherata da piano di pace, rischiando il sabotaggio degli sforzi da parte degli alleati. La situazione è resa urgente dall’intervento di Donald Trump, che, cercando di imporsi come “Grande Paciere”, ha discusso con Mosca un piano in 28 punti senza consultare Kiev e l’Europa. Trump ha fissato un ultimatum per giovedì 27 novembre, spinto dal desiderio di ottenere un rapido successo diplomatico. Cosa succederà, adesso? La probabile conseguenza dell’ultimatum di Trump è chiara: l’Ucraina sarà costretta a cedere quasi su tutto. Questa mossa è percepita come il tradimento non solo degli ucraini, ma degli alleati storici dell’America—dal Regno Unito all’Unione Europea—e, in senso più ampio, degli ideali di libertà e democrazia che hanno definito l’Occidente. Questa America trumpiana è inaffidabile. Anzi, non ci si deve assolutamente fidare. L’Unione europea con urgenza ne prenda atto e agisca di conseguenza. Non basta l’euro a fare di tanti stati nazionale un’Unione di Stati. Restando come siamo, ricordando Manzoni, continueremo ad essere “un vaso di terracotta tra vasi di ferro”. Per questo, è necessario superare la dipendenza e costruire una vera Unione di Stati con una propria forza e strategia. Se non lo faremo, rassegniamoci al peggio.





