Taglio Irpef, pioggia di critiche
Istat, Bankitalia, Ufficio parlamentare di bilancio e Corte dei conti contestano la misura simbolo della manovra Meloni: favorisce i redditi alti e non riduce le disuguaglianze
Il taglio dell’aliquota Irpef dal 35% al 33% per i redditi tra 28 e 50 mila euro, secondo Istat e Bankitalia, finisce per favorire soprattutto i contribuenti più ricchi: l’85% delle risorse andrebbe infatti ai redditi più alti. L’Ufficio parlamentare di bilancio stima che metà del beneficio fiscale riguardi chi guadagna oltre 48 mila euro, pari all’8% del totale. Critiche sono arrivate anche sulla rottamazione delle cartelle e sull’aumento della cedolare secca sugli affitti brevi, considerati misure inique e poco efficaci. Il ministro dell’Economia Giorgetti ha difeso la manovra definendola “un intervento equilibrato, a favore dei redditi medi”. Gli scarsi benefici per i redditi sotto i 28 mila euro resta tuttavia un punto debole. E’ proprio il ceto medio più fragile, colpito dal caro vita, a non ricevere vantaggi significativi. Una scelta, questa, che potrebbe trasformarsi in un boomerang politico per il governo Meloni.





