Sanità tra mazzette e caos
Due vicende, a Roma e Milano, mostrano falle profonde nel sistema sanitario italiano: da un lato un primario che dirotta pazienti in cambio di denaro e favori, dall’altro un grande ospedale che espone i malati a rischi gravissimi affidandosi a personale inadeguato. Corruzione e cattiva gestione mettono in pericolo cure e fiducia dei cittadini
All’ospedale Sant’Eugenio di Roma è emerso un sistema di corruzione guidato dal primario di Nefrologia Roberto Palumbo. Lo hanno arrestato mentre riceveva una mazzetta da 3.000 euro da un imprenditore del settore. L’inchiesta ha rivelato anni di dirottamenti di pazienti in dialisi verso cliniche private in cambio di denaro, carte di credito, auto, viaggi e favori per la compagna, per un valore complessivo di oltre 700 mila euro. Palumbo, in ruolo dal 2008, avrebbe sfruttato la sua posizione per influenzare le scelte cliniche dei pazienti, penalizzando anche opzioni più sicure e meno costose come la dialisi domiciliare. A Milano, al San Raffaele, un altro caso ha messo in luce gravi problemi gestionali. Una cooperativa esterna con personale impreparato ha avuto affidato reparti ad alta intensità. Da qui, errori potenzialmente fatali, dosaggi sbagliati e abbandono del servizio. Le attività sono state sospese. E l’amministratore unico si è dimesso. Questo dopo che personale interno e sindacati avevano già lanciato l’allarme. Entrambi gli episodi evidenziano vulnerabilità sistemiche tra corruzione, esternalizzazioni rischiose e controllo carente.





