L’attentato a Ranucci e il ruolo del giornalismo
Questa brutta vicenda ripropone il ruolo strategico e vitale svolto dai giornalisti. Parliamo ovviamente dei giornalisti veri. In altre parole, dei giornalisti-giornalisti. Non i giornalisti-impiegati, ricordando Fortapàsc, il film di Marco Risi sulla vita e l'omicidio del giornalista Giancarlo Siani
L’attentato contro Sigfrido Ranucci, avvenuto giovedì sera davanti alla sua abitazione a Pomezia con un ordigno artigianale, rappresenta un grave segnale di intimidazione contro il giornalismo d’inchiesta. Il conduttore di Report ha raccontato di aver ricevuto negli ultimi mesi minacce, pedinamenti e persino un proiettile. Le indagini seguono più piste, dai clan criminali all’estrema destra, mentre il mondo politico ha espresso solidarietà unanime. Questa brutta vicenda ripropone il ruolo strategico e vitale svolto dai giornalisti. Parliamo ovviamente dei giornalisti veri. In altre parole, dei giornalisti-giornalisti. Non i giornalisti-impiegati, ricordando Fortapàsc, il film di Marco Risi sulla vita e l’omicidio del giornalista Giancarlo Siani. I giornalisti-giornalisti da sempre sono nel mirino della criminalità e dei poteri più o meno occulti. Danno fastidio. Scoprono traffici. Mettono in luce il malaffare. Evidenziano soprusi e malefatte. Esprimono critiche, sollecitano riflessioni. D’altra parte, anche senza scomodare giornalisti di punta come Ranucci, basta essere giornalisti normali, non passacarte o megafoni di qualcuno, per essere inviso. Peggio ancora, perfino osteggiato e vessato se non in qualche modo minacciato da chi detiene una qualsiasi forma di potere. Questo accade a tutti i livelli, nazionale e locale. Con il corollario di querele, intimidazioni, aggressioni. E’ questo il prezzo della democrazia e della libertà. «Se le nostre fragili democrazie avranno un futuro sarà solo grazie a opinioni pubbliche correttamente informate, dotate di uno spirito critico e accompagnate costantemente da un sano dubbio su ciò che accade intorno a loro», scrive oggi Ferruccio De Bortoli. Non c’è altro da aggiungere.





