La guerra dei dazi
Il mercato statunitense è un boccone troppo ghiotto per lasciarselo scappare. Bisogna resistere. Insomma, un po' come in "Napoli milionaria" di Eduardo: «Adda passà 'a nuttata». A nostro avviso fa bene la Meloni quando sostanzialmente sostiene che un guerra commerciale non ha senso e che serve negoziare un accordo equo
Ci risiamo con la guerra dei dazi di Trump anche con l’Unione Europea. Il bullismo trumpiano è oramai una costante della politica internazionale e con il quale bisognerà fare i conti. Che fare? Non resta altro che trattare e ridurre al minimo i danni. In primo luogo, bisogna trattenersi dal reagire, minacciando o applicando dazi ai prodotti americani. Non ci conviene. Il mercato statunitense è un boccone troppo ghiotto per lasciarselo scappare. Bisogna resistere. Insomma, un po’ come in “Napoli milionaria” di Eduardo: «Adda passà ‘a nuttata». A nostro avviso fa bene la Meloni quando sostanzialmente sostiene che una guerra commerciale non ha senso e che serve negoziare un accordo equo. In fondo, bisogna ridurre i danni. Alla fine, i costi ricadranno sui consumatori americani e di conseguenza, a primo impatto, in una riduzione del nostro export. Il danno lo avranno di sicuro anche le nostre imprese esportatrici, ma con il tempo sarà gradualmente assorbito. In altre parole, quella dei dazi è una politica che in un mondo globalizzato può avere degli effetti immediati, ma che a lungo termine non regge. Questo per dire che Trump non risolverà affatto i problemi di squilibrio commerciale se non forse in minima parte e che le nostre perdite di esportazione saranno recuperate in tempi sufficientemente brevi. Quella di Trump è una guerra persa in partenza. Per questo, ora bisogna fare buon viso a cattivo gioco.





