D’Alema, Togliatti e Berlinguer
L'impressione è che a sinistra, come con Salvini a destra, negli ultimi tempi sembrano avere idee molto confuse su libertà, democrazia, dignità della persona umana, indipendenza dei popoli e via di questo passo
Alle celebrazioni a Pechino per l’80esimo anniversario della fine della Seconda Guerra Mondiale e dell’occupazione giapponese della Cina, erano invitati 23 capi di Stato e di governo. Tra questi, il russo Vladimir Putin, il nordcoreano Kim Jong-un, l’iraniano Masoud Pezeshkian. E ancora: il bielorusso Aleksandr Lukashenko e il capo della giunta militare birmana Min Aung Hlaing. In altre parole, leader di regimi autoritari, se non peggio. All’evento, dove il cinese Xi Jinping ha parlato di pace mostrando i muscoli con una grandiosa parata militare, ha preso parte anche l’ex segretario Pds ed ex premier Massimo D’Alema. «Io spero e confido che da Pechino venga un messaggio per la pace, per la cooperazione, per il ritorno di uno spirito di amicizia tra tutti i popoli e porre fine alle guerre». Confidare in certi personaggi, come quelli visti a Pechino, è davvero uno stupefacente atto di coraggio. La presenza di D’Alema è stata fortemente stigmatizzata dal leader di Azione Carlo Calenda, che ha parlato di un fatto «grave». «D’Alema va ad omaggiare Putin e Kim Jong Un, Xi Jinping. Mentre ragazzi muoiono in Ucraina per difendere la loro e la nostra libertà. Una vera schifezza di ‘livello Salvini’», ha scritto su X Calenda. Difficile dargli torto. L’impressione è che a sinistra, come con Salvini a destra, negli ultimi tempi sembrano avere idee molto confuse su libertà, democrazia, dignità della persona umana, indipendenza dei popoli e via di questo passo. Sono troppe le contraddizioni e i comportamenti incoerenti. Sono finiti, insomma, forse per sempre, i tempi di Togliatti o di Berlinguer, che avevano idee chiare e forti. E soprattutto coraggio, determinazione e coerenza nel sostenerle.




