Chat shock delle femministe indagate
Viene da chiedersi: queste presunte femministe sono semplicemente esaltate o, più probabilmente, profondamente disturbate? Tanto odio e violenza verbale, soprattutto verso altre donne, non possono essere considerati segni di normalità
La Procura di Monza ha messo sotto inchiesta Carlotta Vagnoli, Valeria Fonte e Benedetta Sabene, accusate di stalking e diffamazione. Secondo il magistrato, le tre avrebbero condotto una vera e propria “gogna digitale” contro un ragazzo, ex compagno di una loro amica, spingendolo al tentato suicidio. Dalle chat del gruppo “Fascistella” emergono insulti e frasi violente contro figure pubbliche come Mattarella, Segre, Murgia, Sala e Lucarelli. Il quadro che ne esce è sconvolgente. Viene da chiedersi: queste presunte femministe sono semplicemente esaltate o, più probabilmente, profondamente disturbate? Tanto odio e violenza verbale, soprattutto verso altre donne, non possono essere considerati segni di normalità. Il web, in certi ambiti, è ormai diventato una fogna morale, e colpisce che a inquinarla siano spesso giovani donne. Serve una risposta normativa e culturale capace di arginare questa deriva fatta di volgarità e indegnità. E nessuno invochi, per giustificarsi, la libertà di parola: la libertà non è l’alibi della feccia digitale, che ha un solo diritto, ovvero quello di essere giudicata secondo la legge.





