Calcio e violenza
Vi è un agonismo molto spinto, nella maggior parte dei casi per nulla educativo, che porta sovente a gesti di violenza. E il più delle volte protagonisti negativi sono proprio i genitori dei giovani calciatori, che coltivano sogni e aspirazioni spesso fuorvianti e malati
Un ragazzino di 13 anni, portiere del Volpiano-Pianese Under 14, è stato aggredito a fine partita a Collegno dal padre di un avversario, che lo ha colpito con pugni fino a farlo finire in ospedale con fratture e traumi. L’episodio, nato da un diverbio tra giocatori, ha scioccato allenatori e compagni. Entrambe le società hanno condannato con fermezza il gesto, mentre la giustizia ordinaria dovrà chiarire le responsabilità. Un episodio gravissimo. C’è da notare, purtroppo, che nel calcio, anche in quello delle categorie inferiori e finanche giovanile, molte volte di sport c’è ben poco. Vi è un agonismo molto spinto, nella maggior parte dei casi per nulla educativo, che porta sovente a gesti di violenza. E il più delle volte protagonisti negativi sono proprio i genitori dei giovani calciatori, che coltivano sogni e aspirazioni spesso fuorvianti e malati. Certo, non bisogna generalizzare. La maggioranza dei protagonisti, sia degli addetti ai lavori che dei genitori e degli stessi atleti, vivono l’esperienza sportiva in modo intenso ma sano. Anche per questo, sanzionare in modo esemplare simili episodi di violenza, fa bene all’intero movimento sportivo.





