Il karma, l’autodeterminazione dei popoli e la co-responsabilità
A differenza di molte religioni, il buddismo non accetta fideisticamente il principio geniale come susseguirsi di eventi che non dipendono da noi, anzi
Un aspetto che nel senso comune di karma non viene spesso preso in considerazione è la responsabilità sul proprio destino e quello di chi ci circonda: accettare la realtà per come si manifesta è una grande realizzazione e così si realizza anche la pace in noi e nel mondo.
A differenza di molte religioni, il buddismo non accetta fideisticamente il principio geniale come susseguirsi di eventi che non dipendono da noi, anzi, si pensa che le azioni e i pensieri costruiscano a mano a mano la nostra realtà. E questo, se da un lato può sembrare un qualcosa di incomprensibile si in occidente che in oriente, dall’altro ci fa capire che oggi come oggi la nostra realtà ci rimanda solo messaggi di sofferenza o critica severa nei confronti sia di noi stessi che degli altri.
Ma cosa c’entra questo con l’autodeterminazione dei popoli?
Le nostre funzionalità agonistiche dominanti, entrano in gioco quando mancano delle risorse ed è per questo che oggi ci sono ancora guerre, violenze e genocidi. Per accaparrarsi risorse di cui in realtà nessuno ha bisogno se non la società come entità astratta, gli esseri umani si sono sottomessi al principio di sufficienza e non a quello di sufficienza. È perché forse il nostro senso di esplorazione e di conoscenza dell’ignoto va oltre ogni senso si sé, del presente e della propria contentezza. Cosi si è strutturata la società ed è così che ognuno di noi prevarica gli altri per ottenere di più o qualcosa che non si ha.
In un precedente articolo parlavo di cinque ore di amore incondizionato nei confronti di se stessi e dei nostri nemici, quelli più cattivi e violenti. Se siamo una sola cosa perché non riusciamo a sentirci tali?
Vorrei tanto domani mattina tutti i governi decidessero di lasciar stare il potere e ottenere che ognuno si auto-regoli. Non ci sono forse più sensi di responsabilità? Siamo tutti taciuti da regole che ci impongono dei dettami inumani.
Ora vengo al senso di co- responsabilità. Non c’è bisogno di appartenere ad un gruppo o categoria per agire da essere umano e per diventarlo dobbiamo amarci e amare, riconoscere che ad un’azione corrisponde una reazione. La stessa teoria della relatività di Einstein si basava sull’amore puro.
Siamo tutti noi relativi all’altro e alla realtà che ci circonda ma anche ai nostri pensieri. Non bisogna avere paura di sentirsi relativi ma abbracciare ogni giorno un nuovo sé e non voler conoscere di più di quello che già viviamo in noi ogni istante.
Grazie dell’attenzione e spero che presto ci sarà l’appropriazione del sé non tanto l’appropriazione di terre.







