“de la Penne: “Come va Bianchi?”. Bianchi: “Bene comandante”. de la Penne: “Hai paura?”. Bianchi: “Sì comandante”. de la Penne: “Anch’io. Bene, andiamo!”
Era la notte tra il 18 e il 19 dicembre 1941 e si stava per compiere l’Impresa di Alessandria. Sei incursori della Marina Militare portarono a termine l’Impresa di Alessandria ai danni della flotta britannica nel Mediterraneo. Luigi Durand de la Penne, Emilio Bianchi, Antonio Marceglia, Spartaco Schergat, Vincenzo Martellotta, Mario Marino, dichiarati in seguito “gli eroi di Alessandria”, scrissero le pagine di un successo nella storia della Marina Militare e in quella navale di tutti i tempi. Questi sei uomini, con le loro forze, sprezzanti del pericolo, e con l’ausilio di alcuni ritrovati tecnologici di incredibile concezione ma drammaticamente primitivi e soggetti a malfunzionamenti e a improvvisi guasti, compirono una mirabolante impresa che fece fremere di rabbia e ammirazione la forza navale più forte del mondo, quella dell’impero britannico.
Erano volontari nel corpo di assaltatori subacquei conosciuto come Decima Flottiglia Mas, un nucleo operativo speciale, nato durante la Prima Guerra Mondiale, rimasto sempre alle dipendenze della Regia Marina Militare. I suoi operatori erano addestrati ad agire di notte, in acqua, a forzare le difese dei porti militari e applicare cariche esplosive sotto il ventre delle navi bersaglio; operavano in coppie a bordo di piccoli natanti esplosivi che lanciavano contro il fianco delle imbarcazioni tuffandosi poco prima dell’impatto o a dorso di siluri a lenta corsa gergalmente chiamati maiali.
Presso Alessandria d’Egitto era dislocata la Flotta Mediterranea delle forze Alleate. Nella notte tra il 18 e 19 Dicembre del 1941, il sottomarino Sciré, comandato da Juno Valerio Borghese in persona si portò al limite della linea difensiva del porto. Alle ore 20.47, lo Scirè iniziò ad affiorare e a rilasciare i maiali. La squadra si divise in questo modo: il tenente di vascello Durand de la Penne con il capo palombaro Bianchi, il capitano del Genio Navale Marceglia era in coppia con il sottocapo palombaro Schergat, mentre il capitano delle Armi Navali Martellotta era insieme al capo palombaro Marino. Durand de la Penne e Emilio Bianchi avevano come bersaglio la Valiant. Alle 2 di notte del 19 dicembre il maiale venne immerso per colpire lo scafo della nave britannica, ma il siluro a lenta corsa iniziò a imbarcare acqua e Bianchi perse i sensi più volte per guasti all’impianto di respirazione. Il tenente di vascello trascinò il siluro da solo per 40 minuti, fino a raggiungere lo scafo della Valiant e lì piazzò la sua carica esplosiva. Non troppo diversa fu la missione dell’altro “maiale”, il n. 222, con a bordo Martellotta e Marino, sul maiale nº 222. Come per la Valiant, anche per la Sagona l’esplosione avvenne verso l’alba, con un incendio così ampio da coinvolgere altre quattro navi. L’ultimo maiale, il 223, aveva invece come obiettivo la Queen Elizabeth. L’operazione di Antonio Marceglia e Spartaco Schergat fu da manuale: i due marinai riuscirono ad agganciare la carica esplosiva alla nave britannica e a raggiungere terra senza essere visti. Alle 06:25 la carica esplose. La Queen Elizabeth stava affondando.
Dopo l’impresa di Alessandria gli inglesi furono destabilizzati, sembravano aver perso completamente il controllo del Mediterraneo. Winston Churchill commentò così: “…sei italiani equipaggiati con materiali di costo irrisorio hanno fatto vacillare l’equilibrio militare in Mediterraneo a vantaggio dell’Asse”.
L’impresa di Alessandria rappresenta il suggello della tradizione dei Mezzi d’Assalto della Marina italiana. In una solo notte sei uomini fecero più danni dell’intera flotta italiana dall’inizio della guerra, guadagnandosi un prestigio e un rispetto che ancora oggi è parte integrante della storia degli eredi moderni della MAS, gli incursori del COMSUBIN.
Al Varignano, base delle Forze Speciali della Marina Militare, vi è un luogo particolare, la Sala degli Eroi. In questa stanza su una lapide marmorea vi sono incisi i nomi e i volti di quanti compirono azioni epiche. “Immagina un salone grande dove regna il silenzio. Tu lo attraversi e mentre lo fai, sei assalito dal peso della Storia che sembra cascarti addosso dalle pareti empie di leggenda. Ti assicuro che viene la pelle d’oca e a malapena trattieni le lacrime ma il respiro ti manca. Questo è il Varignano. Non solo una fortezza ma un custode”. E’ quanto ha affermato un incursore che abbiamo incontrato a Vietri sul Mare, trasmettendoci le sue emozioni e il suo grande senso di amore per la Patria.
Il coraggio e il senso del dovere di questi uomini è da esempio per tutti. Luigi Durand de la Penne ha dimostrato al mondo intero che, sebbene in guerra, il rispetto per la vita umana và al di sopra di ogni cosa, così come ha fatto il Comandante Salvatore Todaro.