Campania, il Governo impugna la legge elettorale regionale: è bufera politica sull’incandidabilità dei sindaci
La norma, secondo il Ministero dell’Interno, limita irragionevolmente i diritti di rappresentanza e partecipazione dei primi cittadini, escludendoli di fatto dalla competizione per un seggio in Consiglio regionale
Il Governo Meloni ha ufficialmente impugnato la controversa legge elettorale approvata dalla Regione Campania che vieta ai sindaci in carica di candidarsi alle elezioni regionali senza dimettersi anticipatamente. La decisione dell’esecutivo ha acceso una nuova miccia nello scontro politico tra maggioranza nazionale e amministrazione regionale guidata da Vincenzo De Luca.
La norma, secondo il Ministero dell’Interno, limita irragionevolmente i diritti di rappresentanza e partecipazione dei primi cittadini, escludendoli di fatto dalla competizione per un seggio in Consiglio regionale. Una prima richiesta di modifica era già arrivata nei mesi scorsi da parte del Viminale, ma il Consiglio regionale campano si era limitato a ritoccare i tempi di dimissioni, lasciando intatto il principio dell’esclusione.
Durissima la reazione di Fratelli d’Italia, in particolare del senatore Antonio Iannone, commissario del partito in Campania, che in una nota parla apertamente di “vergognosa legge” e “congiura politica” ai danni dei sindaci. “È un colpo di mano – accusa – orchestrato da De Luca e dai consiglieri regionali, che in cambio della legge sul terzo mandato (poi bocciata) hanno approvato una norma utile solo a tagliare fuori la concorrenza dei sindaci”.
Iannone invita ora le Associazioni dei Comuni, e in particolare l’ANCI, a costituirsi in giudizio al fianco del Governo per difendere il diritto dei sindaci a candidarsi. “Vedremo – ha dichiarato – se l’ANCI farà un atto concreto o continuerà a muoversi solo quando le battaglie sono utili al PD”.
Sul piano politico e istituzionale, la situazione resta tesa. A oggi non è stata ancora fissata ufficialmente la data per le prossime elezioni regionali in Campania e l’incertezza normativa rischia di complicare ulteriormente la composizione delle liste. Il rischio, secondo l’opposizione, è quello di alterare gli equilibri della rappresentanza democratica nella regione.
La decisione della Corte Costituzionale sull’impugnazione sarà cruciale per stabilire se la norma voluta dalla maggioranza campana sia compatibile con i principi fondamentali della Costituzione, in particolare in materia di uguaglianza e partecipazione alla vita politica. Nel frattempo, la polemica politica non accenna a placarsi.







