“Anche una parte del Vaticano è pienamente d’accordo sul testamento biologico. Lo stesso Papa Giovanni Paolo II, sul quale si era scatenato un accanimento terapeutico, sospese le cure dicendo: “Lasciatemi andare alla Casa del Signore”. Lo ha fatto un Papa e non lo può fare un cittadino qualsiasi, anche religioso, anche cattolico?”.
E’ questa la tesi portata avanti, dal delegato della Fondazione Veronesi e Presidente degli Avvocati d’Italia, Maurizio De Tilla, che ha partecipato al convegno “Autodeterminazione: Testamento biologico”, organizzato ieri sera nella Sala Genovesi della Camera di Commercio di Salerno, dal Club Lions Salerno Host, presieduto dall’avvocato Giuseppe Spagnuolo, che ha ritenuto opportuno approfondire un tema che interessa tutti i cittadini:” Dal 2006 questa materia, che non è stata ancora regolamentata, è oggetto di un disegno di legge ed è all’esame del Parlamento. Il nostro scopo è di sensibilizzare il Parlamento su questa materia. E’ importante che il cittadino possa scegliere di disporre del trattamento terapeutico che ritiene opportuno quando ha ancora la facoltà di intendere e di volere”.
Il Presidente Spagnuolo ha annunciato di aver presentato, al Sindaco Vincenzo Napoli, la proposta di istituire un registro dei testamenti biologici presso il Comune di Salerno: “Ogni cittadino, a breve, si potrà recare al Comune per registrare, gratuitamente, la sua dichiarazione di volontà ai fini di un trattamento sanitario, per evitare l’accanimento terapeutico, che prevarrà, sia su quella del medico, sia dei familiari”. L’avvocato Maurizio De Tilla ha ricordato che il testamento biologico è un diritto innato del cittadino:” La legge è molto contrastata: non viene equiparato il testamento biologico al consenso informato. Ci sono due concezioni che si contrappongono: quella laica e quella cattolica stretta. Questa polemica è stata portata in Parlamento e qualche parlamentare, che si vuol fare bello nei confronti della Chiesa, sostiene delle tesi assurde. Questo avviene solo in Italia perché in tutto il mondo il testamento biologico è una realtà”.
Il Presidente del Tribunale di Salerno, Giovanni Pentagallo, ha evidenziato il ritardo dello Stato: ”E’ come sempre in ritardo rispetto alle leggi che riguardano il diritto delle persone. Per fortuna forse siamo quasi in dirittura di arrivo. Superato il momento elettorale probabilmente sarà varata una legge sul testamento biologico che è necessaria” .
Il professor Massimo Adinolfi, docente di Filosofia Teoretica all’Università di Cassino e Consigliere del Ministro di Grazia e Giustizia, dopo aver annunciato che “Il gruppo interparlamentare che si occupa di testamento biologico si è riunito proprio in queste settimane per far riprendere la discussione in Parlamento”, si è soffermato ad analizzare gli aspetti filosofici del tema, relativi alla concettualizzazione di termini come:” Vita, morte, salute, benessere, alimentazione, idratazione: sono tutte parole che a causa del progresso scientifico e tecnologico sono state ridefinite. Una delle questioni più dibattute è quella di stabilire se l’alimentazione e l’idratazione artificiali siano forme di sostentamento vitale o siano un trattamento medico sanitario. Questo è un punto decisivo per la scrittura di una legge e per definire se ci sia accanimento terapeutico”. Il professor Eugenio Mazzarella, Ordinario di Filosofia all’Università Federico II di Napoli, ha sottolineato l’importanza del tema:” Non può essere gestito sull’onda di una politica contrappositiva e ha bisogno di una normativa sensata e prudente: di un diritto mite che lasci molto spazio elle soggettività coinvolte al letto di un malato. Ritengo che una chiave di uscita sia affidarsi all’alleanza terapeutica ossia a un dialogo tra il medico e il paziente o dei suoi fiduciari, nel caso di mancanza di consapevolezza del paziente, governato da una norma saggia che consenta anche di ripensare, nel momento topico, la decisione che il paziente aveva disposto prima”. Dopo i saluti del cerimoniere Federico Ritonnaro, a presiedere il convegno è stato il Direttore del Lions Club International, Gabriele Sabatosanti Scarpelli, che ha spiegato il ruolo dei Lions: ” Il nostro compito è stare dalla parte dei più deboli e noi vogliamo fare in modo che siano rispettate le scelte delle persone in fin di vita all’interno della normativa vigente”. La coordinatrice del convegno, la professoressa Anna Maria Della Monica, ha spiegato l’impegno che il Club Salerno Host, sin dalla sua nascita “ ben 61 anni fa”, ha sempre avuto per la cultura ed il sociale.
A moderare il convegno è stato il giornalista Rai, Andrea Vianello, che ha sottolineato la delicatezza del tema trattato:” Un tema complesso che spacca l’opinione pubblica ed anche il Parlamento. Anche noi giornalisti dobbiamo esercitaci maggiormente e trattare con minore superficialità questo tema. Si fa gran confusione sul fine vita, tra eutanasia, .suicidio assistito, testamento biologico che sono cose ben diverse. L’Italia è sicuramente indietro. Ognuno di noi, nella propria coscienza, può decidere quale possa essere il rischio del suo futuro ”. Ospite della serata è stata la dottoressa Sofia Campana in rappresentanza dell’Associazione “Luca Coscioni”, che si sta battendo da anni per introdurre una legge che preveda il testamento biologico e l’eutanasia legale:” Abbiamo grandi difficoltà ad arrivare alle istituzioni. Alla classe politica forse non conviene parlarne, ma le persone non possono più aspettare”.






“Il dibattito sull’eutanasia non può ridursi a una discussione ideologica, ma deve necessariamente interrogarci nel profondo sul senso che diamo all’intangibilità della vita umana in ogni sua condizione.L’eutanasia è spesso presentata come un’opzione frutto della libera scelta di chi vuol decidere tutto della sua vita, anche quando morire.Ma in realtà sappiamo anche troppo bene come la percezione della ‘qualità’ della vita e della ‘dignità’ della vita stessa siano influenzate da fattori tutt’altro che centrati sull’uomo. Soprattutto è necessario prendersi cura di chi versa nel momento di maggiore fragilità: nella sofferenza, nella malattia, nell’abbandono, nella solitudine.Non serve l’eutanasia, ma una pianificazione terapeutica condivisa tra medico e malato. Lo stato di malattia e l’impossibilità di recuperare condizioni di autonomia sul piano dell’efficienza fisica e psichica non tolgono dignità alla persona: il reciproco affidamento rispetto a contesti di debolezza o di bisogno costituisce, anzi, una delle manifestazioni più elevate dell’umano, che deve trovare sostegno anche sul piano legislativo”.