Come già scritto nell’articolo precedente, pubblicato il 28 settembre con il titolo “Il Referendum e gli errori di Renzi” , non è facile districarsi nel groviglio di norme che la nuova legge contiene e che vanno a modificare ben 47 articoli della nostra Carta costituzionale.
In questo mio scritto desidero solo analizzare le ragioni del “SI” , e in un prossimo quelle del “NO”, a questa tanto contestata riforma della Costituzione, cercando di fare un tantino di chiarezza, tramite l’analisi delle contrapposte tesi, in maniera elementare e senza addentrarmi in dissertazioni, spesso incomprensibili, che lascio agli esperti.
A tal proposito devo dire, per onore di cronaca, che ho assistito, ieri 30 settembre, all’accalorato confronto, su “La 7”, tra il Premier Renzi e il costituzionalista Gustavo Zagrebelsky. Ne ho tratto la personale convinzione che Zagrebelsky ha stentato a tener testa a Renzi confondendo continuamente, a sostegno del suo “NO”, ragioni strettamente costituzionali e ragioni politiche, tant’è che più volte Renzi ha dovuto pregarlo di tornare a dissertare esclusivamente sulle norme della legge per la quale si voterà al referendum del 4 dicembre prossimo.
E veniamo alle ragioni dei sostenitori della legge, che invitano a votare “SI” ed a quelle degli oppositori i quali, al contrario, invitano a votare “NO”, ma prima di addentrarci, ritengo opportuno leggere attentamente (e meditare) il testo della scheda referendaria che ciascuno di noi riceverà il 4 dicembre e sulla quale dovrà sbarrare la casella che più si avvicina alle proprie convinzioni.
Tale scheda, contrariamente a ciò che sostengono gli oppositori e i detrattori di Renzi, per la prima volta è estremamente chiara in quanto propone quesiti facilmente comprensibili e senza arzigogoli, sui quali il votante può riflettere.
Vediamo ora le ragioni dei sostenitori del “SI”.
Si supera il bicameralismo paritario?
Si, finalmente l’Italia cesserà di essere l’unico paese europeo in cui il Parlamento è composto da due camere eguali, con gli stessi poteri e praticamente la stessa composizione. Il superamento del cosiddetto “bicameralismo paritario” servirà per ridurre il costo degli apparati politici e per rendere l’attività del Parlamento più rapida ed efficace. La Camera dei Deputati darà e toglierà la fiducia al governo, il Senato rappresenterà prevalentemente le istanze e i bisogni di comuni e regioni.
Si avranno leggi in tempi più rapidi?
Si. Troppo spesso i cittadini hanno atteso per anni riforme e risposte concrete, che sembravano non arrivare mai. Con questa riforma finalmente le proposte di legge non dovranno più pendolare tra Camera e Senato, nella speranza che prima o poi si arrivi ad un testo condiviso fino alle virgole. Tranne che per alcune limitate materie, di norma la Camera approverà le leggi e il Senato avrà al massimo 40 giorni per discutere e proporre modifiche, su cui poi la Camera esprimerà la decisione finale. Più velocità non significa “più leggi”, ma risposte più tempestive da un Parlamento più credibile.
Si ridurranno i costi della politica?
Si, perché verrà ridotto il numero dei parlamentari, giacché i senatori elettivi passeranno da 315 a 95 (più 5 di nomina del Presidente della Repubblica) e non percepiranno indennità; il CNEL verrà abolito, e con esso i suoi 65 membri; i consiglieri regionali non potranno percepire un’indennità più alta di quella del sindaco del capoluogo di regione e i gruppi regionali non avranno più il finanziamento pubblico; le province saranno eliminate dalla Costituzione e quindi.
Si darà maggiore partecipazione ai cittadini?
Si, la partecipazione dei cittadini non si riduce solo al momento del voto, la nuova Costituzione dà un insieme di strumenti nelle mani dei cittadini per esprimere idee, proposte e bisogni. Con la riforma, la democrazia italiana diverrà autenticamente partecipativa: il Parlamento avrà l’obbligo di discutere e deliberare sui disegni di legge di iniziativa popolare proposti da 150mila elettori; saranno introdotti i referendum propositivi e d’indirizzo; si abbassa il quorum per la validità dei referendum abrogativi (se richiesti da ottocentomila elettori, non sarà più necessario il voto del 50 per cento degli aventi diritto, ma sarà sufficiente la metà più uno dei votanti alle precedenti elezioni politiche).
Si chiariscono le competenze di Stato e Regioni?
Si, infatti la riforma chiarirà e semplificherà il rapporto tra Stato e Regioni: con l’eliminazione delle cosiddette “competenze concorrenti”, ogni livello di governo avrà le proprie funzioni legislative. Si eviterà finalmente la confusione e la conflittualità tra Stato e Regioni che ha ingolfato negli trascorsi 15 anni il lavoro della Corte Costituzionale.
Materie come l’ambiente, la gestione di porti e aeroporti, trasporti e navigazione, politiche per l’occupazione, sicurezza sul lavoro, ordinamento delle professioni, le grandi reti di trasporto e di navigazione, la produzione, il trasporto e la distribuzione nazionale dell’energia o la formazione professionale saranno di esclusiva competenza dello Stato.
Alle Regioni, oltre alle competenze proprie (come l’organizzazione sanitaria, il turismo o lo sviluppo economico locale), potranno essere delegate altre competenze legislative. Sarà un modo per promuovere le Regioni più virtuose.
Sarà aumentata la rappresentanza degli Enti Locali in Parlamento e in Europa?
Si, in quanto il Senato diverrà finalmente il luogo della rappresentanza delle regioni e dei comuni, che potranno così intervenire direttamente nel procedimento legislativo attraverso i sindaci e i consiglieri che ne faranno parte. L’attuale loro limitata capacità di partecipazione alla formazione delle leggi dello Stato, che ha causato ritardi, conflitti e contenziosi, verrà abolita. In più, il nuovo Senato dei sindaci e dei consiglieri avrà la funzione molto importante di partecipare alle decisioni dirette alla formazione e all’attuazione degli atti normativi e delle politiche dell’Unione europea e ne verificherà l’impatto sui territori. E’ un compito decisivo, che consentirà all’Italia di rispettare “i patti”, di non commettere più infrazioni e di evitare multe salate. (foto Tiberio Barchielli – Palazzo Chigi)