WELCOME TO THE JUNGLE Tecnico di radiologia: come approcciarsi ad una fondamentale figura nel settore ospedaliero
WELCOME TO THE JUNGLE Tecnico di radiologia: come approcciarsi ad una fondamentale figura nel settore ospedaliero
Terzo appuntamento con la nostra rubrica “WELCOME TO THE JUNGLE”, che oggi vedrà come protagonista una figura rilevante nel settore sanitario: Valentina Strianese ci racconterà i compiti che svolge un tecnico di radiologia e di come questo risulti fondamentale nei reparti ospedalieri.
Valentina, 26 anni, nata a Sarno, lavora a Reggio Emilia presso l’ospedale di Santa Maria nuova. La sua professione, tecnico di radiologia (o tecnico sanitario di radiologia medica) si rivela imprescindibileper la maggioranza delle pratiche ospedaliere.
“Di solito, nelle varie emergenze che si presentano al pronto soccorso, sono la prima persona a capire la presenza e l’entità del problema di cui soffre il degente, effettuandone appunto la radiografia. Questa risulta fondamentale, poiché in base al suo risultato, smisto poi i pazienti nei rispettivi reparti di competenza.”
Un po’ come Caronte, che nella Divina Commedia fungeva da traghettatore delle anime presso l’Inferno e i vari gironi, la figura del tecnico radiologo analizza la situazione dei pazienti per poi indirizzarli.
“Veniamo definiti il jolly del pronto soccorso, in quanto risultiamo fondamentali per tutti i reparti, pur non avendone uno tutto nostro. Il nostro lavoro è prevalentemente di passaggio, per questo non abbiamo un vero e proprio dipartimento”.
Come si diventa, però, radiologi? Ovviamente parliamo di un settore inerente alla medicina, Valentina infatti ha conseguito la laurea in “professioni sanitarie”, presso l’Università degli studi di Salerno.
“Per essere ammessi al corso la selezione è molto ardua, in quanto i posti sono davvero limitati: spaziavano negli scorsi anni (e tuttora) tra i 10 e i 15. Nel percorso di studio ho trovato fondamentale, inoltre, il tirocinio eseguito presso l’ospedale Ruggi, di Salerno, dove mi sono affacciata per la prima volta nel contesto sanitario.”
Dopo la laurea, la sua prima esperienza lavorativa in un centro privato, a Sarno, per risonanze magnetiche.
“Ovviamente non è come trovarsi in ospedale, i centri privati sono differenti per tipo di mansioni svolte, ma ciò che ho imparato è risultato comunque importante per aumentare il mio bagaglio d’esperienza. A Reggio Emilia, invece, sono arrivata grazie ad un avviso pubblico, emanato dall’ospedale stesso. La via alternativa da percorrere per ottenere questo lavoro è ovviamente la partecipazione ai vari concorsi emanati.”
Ma qual è il consiglio principale che si può offrire a chi vuole intraprendere questo tipo di carriera? Per Valentina risulta essere il criterio, l’empatia con il paziente.
“Per questa professione, credo che l’aspetto imprescindibile da considerare sia il CRITERIO con cui ci si rapporta al degente: molto spesso chi viene ad effettuare test di radiologia, specialmente nei pronto soccorso, risulta impaurito, spaventato, magari pervaso dal dolore (fisico o mentale, a seconda dei casi). Ci vuole molto tatto con queste persone, poiché anche l’aspetto psicologico risulta di vitale importanza: riuscire a tranquillizzare il paziente è già un primo grande successo.
Il consiglio che mi sento di dare, dunque, è di lavorare molto anche sotto questo aspetto, non soffermarsi solamente ai tecnicismi richiesti. Criterio ed empatia sono gli ingredienti principali pe svolgere bene questa mansione, senza di essi risulta difficile approcciarsi al mondo della radiologia e della medicina in generale.”
Piccola chicca, infine, sul tema dell’esposizione alle radiazioni, dovute alle radiografie.
“Chi lavora come tecnico di Radiologia indossa solitamente un camice piombato, a cui viene attaccata una placchetta indicante il livello delle radiazioni assorbite, livello ovviamente mai alto, in quanto non vi è un contatto diretto con i raggi. Anzi, molto spesso le persone non sanno che un’esposizione prolungata al Sole è nettamente più pericolosa, in termini di radiazioni assorbite. Quindi sotto il profilo della sicurezza e della salute, i rischi corsi sono davvero bassi. Tra l’altro, per chi dovesse essere esposto ad un irradiamento superiore alla media, sono previsti dei giorni di riposo, a casa.”
Per chi voglia, pertanto, seguire questo percorso, ascoltate il consiglio di Valentina: studiate, fate esperienza e siate EMPATICI!