scritto da Mariano Avagliano - 01 Ottobre 2019 08:40

LIBRI & LIBRI “Il Cerchio” di Dave Eggers Sapere è bene. Sapere tutto è meglio

Mae Holland è una ragazza giovane, carina e ambiziosa dell’immenso mondo medio borghese americano. Cambia un lavoro mediocre e grazie a una sua grande amica di vecchia data, Annie, riesce ad entrare in una delle aziende più visionarie e innovative del mondo: il Cerchio.

Rapidamente si rende conto che “Il Cerchio” non è semplicemente un’azienda o un social network, ma di più, è una comunità di persone che non solo lavorano per il suo sviluppo ma, soprattutto, sono talmente intrise dei suoi valori di trasparenza totale (“la privacy è un furto”; “i segreti sono bugie”) da rappresentare e alimentare una vera e propria comunità autonoma, un mondo a parte, rispetto a un mondo, esterno, percepito come disordinato, caotico e non efficiente.

“Il Cerchio” è un social network che, progressivamente, sbaraglia la concorrenza (vi ricorda qualcosa?) e, in poco tempo, riesce a gestire sui propri canali, il novanta per cento delle ricerche su internet (vi ricorda qualcosa?). A tutti gli effetti, è la principale piattaforma al mondo di traffico di informazioni e utenti. È gestito da una triade di “Saggi” che ne governano la vita, i valori e le scelte di sviluppo aziendale. In un strano connubio tra una nuova religione, quella della trasparenza totale, e il business.

Tutte le dimensioni dell’esistenza umana, dalla cultura al sistema di pagamento, ai dati della propria cartella clinica, alle foto personali, anche quelle più scabrose archiviate sugli smartphone, qualsiasi aspetto della vita viene, progressivamente, ad essere governato, gestito e indirizzato dal cerchio, anzi dagli “algoritmi” che ne sono alla base. È un mondo perfetto, quello del Cerchio, che offre l’ideale di una vita nuova, più pulita, più precisa, più sicura, ma al contempo in cambio chiede di controllare qualsiasi aspetto dell’esistenza, dalla A alla Z. In nome della trasparenza totale e sulla base del fatto che il segreto viene concepito come un furto e una bugia, “Il Cerchio”, come uno squalo degli abissi, ha bisogno continuamente di prendere spazio, di conquistare e divorare nuove dimensioni. “La chiusura del cerchio”, implica che tutti si dedichino al programma di trasparenza totale condividendo le immagini di ogni giorno – con delle telecamere al collo – le foto del passato, le proprie emozioni del momento. Insomma, qualsiasi cosa accettando di vivere, a tutti gli effetti, in una dimensione di vita artificiale fatta di “smiles” e “frown” postati sui profili degli altri.

Distopico, come solo gli autori americani sanno fare, il romanzo di Eggers, nelle sue esagerazioni, pone al centro interrogativi sul mondo che viviamo e sui rischi, urgenti, della dipendenza dalla rete e dalle relazioni artificiali, del controllo, totalizzante, delle piattaforme sociali.

È una finestra sul mondo che viviamo, con i suoi pro, dati dall’opportunità, istantanea di ritrovare, per esempio, amici e persone conosciute o un nuovo lavoro – e dai rischi, immensi, di delegare il controllo totale della propria vita a qualcun altro sulla base dell’infantile considerazione che è bene barattare la propria indipendenza al fine di conoscere tutto quello che ci sta attorno.

“Il Cerchio” è un lavoro da leggere perché scorre e perché, date le coincidenze e le domande che prima o poi chiunque si è fatto quando fa login su di un social network, fa entrare subito nella realtà dei personaggi.

È facile scegliere di vivere, una realtà professionale molto seducente come “Il Cerchio”, fatta di infinite possibilità di crescita e di assistenza: il cerchio copre tutto, dalla palestra, agli sport che vuoi fare, alle possibilità di svago, alla salute tua e della tua famiglia. Insomma, come detto, è l’ideale di mondo perfetto preconizzato dai turbo-tecno-ottimisti.

Ma la domanda è, ne vale veramente la pena?

Realmente vogliamo essere più sicuri, più ricchi, più sani, più controllati rinunciando a quell’imprevedibilità che da sempre ci rende, in quanto esseri umani, unici, creativi e geniali?

Ha iniziato a scrivere poesie da adolescente, come per gioco con cui leggere, attraverso lenti differenti, il mondo che scorre. Ha studiato Scienze Politiche all’Università LUISS di Roma e dopo diverse esperienze professionali in Italie e all’estero (Stati Uniti, Marocco, Armenia), vive a Roma e lavora per ItaliaCamp, realtà impegnata nella promozione delle migliori esperienze di innovazione esistenti nel Paese, di cui è tra i fondatori. Appassionato di filosofia, autore di articoli e post, ha pubblicato le raccolte di poesie “Brivido Pensoso” (Edizioni Ripostes, 2003), “Esperienze di Vuoto” (AKEA Edizioni, 2017).

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