Cava de’ Tirreni, Massimo Mariconda: “L’incendio del Monte Castello… il fallimento della politica del «va tutto bene»”
Una affermazione, ad oggi tanto fallace quanto irritante, favorita negli anni da organi di informazione fin troppo tolleranti e compiacenti, soprattutto a fronte delle evidenze che, viceversa, testimoniano il totale fallimento politico-gestionale, salvo prova contraria, di questa Amministrazione Servalli

Riceviamo e pubblichiamo
Il mantra di questi anni, ripetuto fino allo sfinimento e che passerà alla storia di Cava, è quello del “va tutto bene”.
Una affermazione, ad oggi tanto fallace quanto irritante, favorita negli anni da organi di informazione fin troppo tolleranti e compiacenti, soprattutto a fronte delle evidenze che, viceversa, testimoniano il totale fallimento politico-gestionale, salvo prova contraria, di questa Amministrazione Servalli.
Potrebbe apparire, peraltro in costanza di un disastro colposo che ancora sta interessando la città e, nelle more dell’accertamento di eventuali responsabilità, inopportuno esprimere un giudizio di valore, senza esporsi agli attacchi dei sempre meno numerosi sostenitori del “nulla politico”.
Ma la gravità dell’ultimo episodio e la portata delle conseguenze temporanee e permanenti, di ordine ambientale, patrimoniale e di immagine per la città intera sono tali che sottacere l’ennesimo episodio, per come si è determinato e per come le istituzioni locali lo stanno gestendo prioritariamente sotto il profilo della presenza istituzionale e della comunicazione, significa essere inevitabilmente complici di un disastro annunciato…
E, allora, si pongono alcune domande, senza pretesa di esaustività, cui la città ha diritto di risposta prima che lo impongano gli organi aditi.
1) con quale ordinanza è stata autorizzata la deroga alla ordinanza n. 178 del 16.06.2025 al divieto di sparo dei fuochi e quali sono le espresse deroghe autorizzate con riserva di utilizzo?
2) chi ha valutato, nelle ore antecedenti lo sparo, la sussistenza delle condizioni meteorologiche (temperatura e vento) verificando che le stesse non potessero essere fattori di rischio potenzialmente letali e ragionevolmente prevedibili all’innesco e rapida propagazione di incendio di “magnitudo” superiore a quella attesa?
3) chi ha accertato, dandone evidenza per iscritto, di aver ottemperato alle eventuali prescrizioni contenute nel piano di sicurezza all’uopo predisposto?
4) sono stati valutati tutti gli scenari di rischio anche in costanza di fattori esterni che avrebbero potuto determinare un incremento della pericolosità e la conseguente necessità di adozione di misure integrative specifiche fino a prevedere la sospensione, per ragioni di sicurezza, dei fuochi pirotecnici autorizzati?
5) quali comunicazioni preventive, in materia di sicurezza, sono state fornite alla cittadinanza?
6) il piano di sicurezza risulta corredato di una planimetria con perimetrazione delle aree a rischio crescente con conseguenti specifiche indicazioni delle misure di prevenzione integrative a tutela della vita umana ed integrità delle cose suscettibili di danno crescente in relazione alla loro esposizione?
7) quali sono le azioni conseguenti all’incendio e quale comunicazione è stata resa alla cittadinanza nelle fasi post evento per fronteggiare l’emergenza e successivamente per favorire il ritorno alla normalità?
Risposte alle quali occorre dare risposta per tranquillizzare la cittadinanza e comprovare, laddove possibile, la imprevedibilità dell’evento occorso.
Diversamente il giudizio di incompetenza ed irresponsabilità politico amministrativa, tralasciandone altri, sarà inevitabile.
Mai come ora, Cava ha bisogno di rinascere dalle sue ceneri.
Non ho parole