Y – Spina Bifida del Governo giallo-verde
Dalla medicina apprendiamo che esiste una malformazione neonatale che va sotto il nome di “spina bifida”, che si evidenzia già negli accertamenti diagnostici effettuati prima del parto, e consiste in una malformazione della colonna vertebrale derivante dalla mancata chiusura di una vertebra con la conseguenza di fuoriuscita di midollo osseo o di meningi.
E’ una malattia tipica delle prime fasi dello sviluppo embrionale, causata da carenza di vitamina B9 (acido folico) o da anomalie metaboliche dei folati, o da alcolismo, obesità o diabete della madre.
La spina bifida è tipica delle prime fasi dello sviluppo embrionale ed è una patologia incurabile, se non con adeguato trattamento chirurgico “post-partum” risolutivo.
Non è una nota di medicina che mi spinge a scrivere queste brevi riflessioni, che richiederebbe cognizioni mediche approfondite che non ho, ma solo la circostanza che, da qualche mese a questa parte, quando sento i quotidiani commenti della stampa e dei media sugli bisticci tra i big del governo giallo-verde, chi sa perché mi scatta il ricordo della spina-bifida che mi appare come una Y (si, proprio una ipslon) che ha la caratteristica di partire da un tronco unico per poi improvvisamente dividersi in due rami; e i due rami sono orientati in maniera da non potersi mai più ricongiungere, anzi sono destinati ad allontanarsi sempre di più l’uno dall’altro in quanto non assumono nemmeno una direzione parallela ma divergente: e più vanno avanti più divergono.
Scusate tanto, visto come vanno le cose tra Luigino Di Maio e Matteo Salvini, e come i due, specialmente negli ultimi giorni si stanno “sciarrando” (alias: aspramente rimproverando) l’un l’altro, è proprio l’immagine della spina bifida che meglio definisce la situazione.
Ovviamente nello “sciarramento” sono sempre più coinvolti anche il Cireneo Giovanni Tria che ora ha accanto anche un altro cireneo, il premier Conte, il quale negli ultimi giorni sembra proprio fuori dalla grazia di Dio: sembra che i due bellimbusti l’abbiano talmente fatto incavolare che le urla del finora compassato Conte si siano sentite fino a Piazza Colonna in occasione dell’ultima riunione del Consiglio dei Ministri, tenutasi “alternativamente” nella serata di martedì 23 aprile, e non si è capito tanto bene se è stato un consiglio della sola Lega, visto che il M5S in una prima fase l’ha quasi disertata perché Di Maio ha deliziato i suoi fans esibendosi con la consueta sicumera piaciosa con Floris su La7, salvo poi a precipitarsi, con la sua potentissima auto blu (scusate tanto, ma non avevano detto che le auto blu le avrebbero abolite), a Palazzo Chigi appena in tempo per assistere al “lisciabusso” (alias: il cazzia.. ne) di Conte all’”amico” (si fa per dire) Salvini.
E sembra che pure il compassato Marco Aurelio, che troneggia sulla famosissima colonna, si sia fatto le croci con la “mano mancina”, sentendo urlare Conte; qualcuno sembra che lo abbia sentito bisbigliare: “finalmente s’è deciso!”.
E torniamo alla spina bifida, cioè al tronco che ha generato due deviazioni divergenti, e agli avvenimenti tutt’altro che convergenti tra le due forze politiche e i due statisti, i quali, sebbene governino (o almeno tentino di farlo) insieme, e quindi dovrebbero essere d’accordo su tutto, in pratica lo sono … su niente. E continuamente si beccano, a volte con linguaggio e atteggiamento da taverna o da cortile.
La Lega di Salvini a Verona ha aggregato le forze più reazionarie e oscurantiste in difesa di antiquati valori morali, i 5S di Di Maio l’hanno aspramente criticata e si sono defilate parlando di destra sfigata.
Salvini, da perfetto ignorante (nel senso che ignora la storia contemporanea), liquida la celebrazione del 25 aprile come un “derby” tra fascisti e antifascisti, e Di Maio gli insegna che questa data è il fondamento della nostra democrazia e che lui sta con i partigiani.
Salvini continua a fare circolari e direttive sulla chiusura di porti e frontiere (?) e Di Maio lo becca dicendogli che le migrazioni non si fermano con le circolari.
Salvini corteggia il venezuelano Guaidò, secondo presidente in contrapposizione a Maduro, e Di Maio si schiera con Maduro appoggiato dalla Cina, con la quale ha sottoscritto recentemente un accordo commerciale che Salvini ha guardato da lontano storcendo il naso.
Salvini vara l’ordinanza dando più poteri ai Prefetti per il controllo del territorio anche dei Comuni, e Di Maio lo punzecchia mandandogli a dire che sta ripristinando le figure dei podestà fascisti.
Salvini vuole la il completamento della Tav, e Di Maio gli manda a dire che la Tav non si farà mai.
Salvini spinge per la Flax-tax, Di Maio gli comunica che com’è congegnata beneficia solo i ricchi e quindi non se ne fa niente.
E poi c’è la questione di Roma e della Raggi che Salvini ha nel mirino e che Di Maio difende a spada tratta.
E poi, come una ciliegina sul babà, è venuto fuori lo scandalo della “mazzetta” (i miserabili 30 mila, una elemosina) che un certo faccendiere avrebbe pagato o avrebbe avuto intenzione di dare a un Sottosegretario leghista per far inserire in un certo decreto una clausola favorevole alla costruzione di pale eoliche da parte di imprese che si sospetta siano vicine ad un mafioso quasi scomparso dalla circolazione ma onnipresente, con Salvini che difende a spada tratta il “suo” sottosegretario (peraltro ai Trasporti, e non si capisce cosa c’entrino i trasporti con le pale eoliche – sic) e che ora si trova senza lavoro perché il Ministro Toninelli, in quota 5S, una volta tanto è stato sollecito a decidere e gli ha tolto tutte le deleghe; e Di Maio che ne chiede le dimissioni.
Scusate, ma qualcuno sa dirmi su cosa sono d’accordo questi due?
E tornando ancora una volta alla spina bifida, i chirurghi riescono a limitare o annullare i danni di tale malformazione intervenendo rapidamente sul neonato con un delicato ma risolutivo intervento.
Mi chiedo se ci sia nel mondo politico di oggi qualche chirurgo che riesca ad intervenire per ricongiungere i due divergenti percorsi dei due rissosi “amici” in modo da farci stare più tranquilli almeno fino alle prossime elezioni per il rinnovo degli organi della Unione Europea, quel fatidico traguardo del 26 maggio 2019 che porterà (o almeno dovrebbe) ad un definitivo chiarimento tra questi due partiti, non fosse altro che per la definitiva verifica della tenuta o meno di questa maggioranza.
Dopo le quali qualcosa dovrà cambiare, e non solo per effetto dei risultati delle elezioni che evidenzieranno un diverso rapporto di forze tra i due contendenti: infatti già ora girano sui “social” dichiarazioni bellicose di eminenti uomini di governo che danno per certa la crisi appena dopo le elezioni europee: finalmente.
Insomma, dobbiamo soffrire ancora qualche mese, dopo di che ci sarà (dovrebbe esserci) una svolta; queste elezioni libereranno risorse umane italiane, finora bloccate tra Bruxelles, Strasburgo e Francoforte, le quali potrebbero prendere in mano le redini di questo paese liberandoci finalmente da questi personaggi che, oltre a danneggiare i conti e l’economia, stanno anche distruggendo le nostre povere orecchie e le nostre ultime riserve di sopportazione; speriamo bene.