scritto da Nino Maiorino - 27 Gennaio 2016 12:04

Unione Europea, madre o matrigna?

Diviene sempre più frequente, specialmente in questi ultimi mesi, interrogarsi sulla UE che, in talune circostanze, sembra sempre più distante dai reali problemi delle popolazioni, specialmente di quelle degli stati meno fortunati o più deboli.

Abbiamo assistito l’anno scorso, spesso col fiato sospeso, alle traversie della Grecia, la cui economia estremamente povera ed i cui bilanci dissestati, frutto di dissennate politiche e scelte nazionali, l’avevano portata sull’orlo di un baratro nel quale sarebbe irrimediabilmente precipitata se non avesse accettato le condizioni “capestro” che la UE aveva imposto.

D’altra parte, anche noi italiani, qualche anno prima, pure sull’orlo del baratro, fummo costretti ad accettare, con molta riluttanza e tentando le consuete furbizie, medesime condizioni capestro: ma in quella occasione, come nella vicenda greca, la UE non si fece impietosire e ammorbidire, ben guidata da quella che fino a qualche mese fa è stata la vera egemone potenza europea, quella Germania considerata giustamente la locomotiva della nuova Europa Unita, e le cui rigorose direttive di risanamento degli altri Paesi sono state, non senza riluttanza, accettate nell’ottica di un risanamento complessivo delle varie economie in vista di una futura Unione che non sia solo monetaria ma anche, si spera, politica, così come tanti illustri studiosi da tempo auspicano, ed il cui percorso, finora difficile, non sembra sia stato facilitato dai precedenti avvenimenti.

Ma se quel percorso non è stato mai agevole, anche in virtù di ostacoli politici dei vari paesi, nessuno dei quali vuole rinunciare anche a un minimo di ulteriore sovranità, oggi sembra ancora più difficile anche a causa di provvedimenti che la EU impone e che i paesi membri, per disattenzione o insipienza, accettano, salvo, poi, a fare fuoco e fiamme contro la matrigna Europa.

Uno dei bocconi amari che gli stati membri, nell’ultimo periodo di tempo, sono stati costretti a ingoiare, è costituito dai provvedimenti che riguardano gli istituti bancari; parliamo di provvedimenti come il “bail-in”, che, accompagnato da scandalose politiche aziendali che tanti istituti di credito hanno messo in campo, stanno portando, almeno in Italia, i risparmiatori a perdere la loro secolare fiducia nei confronti del sistema bancario il quale, finora, è stato un baluardo che sembrava difficile attaccare, e che ora sembra si stia sciogliendo come burro al sole.

Da un lato gli stessi istituti di credito, dall’altro la UE, hanno creato una situazione di tale sfiducia verso il sistema bancario da indurre persino organi di stampa che fanno opinione a titolare servizi in termini allarmistici come, ad esempio, “prendi i soldi e scappa”: e dove?

Orbene, se anche la grande stampa, interpretando i sentimenti diffusi della popolazione,  si esprime in questi termini, cosa volete che faccia un risparmiatore -già frastornato ed impaurito da ciò che è capitato ai clienti delle quattro banche del centro Italia, le quali hanno venduto prodotti spazzatura a tanti “poveri cristi” che si sono trovati, da un giorno all’altro, ad aver perso i risparmi di una vita, che non riesce più a seguire ed a spiegarsi le altalenanti quotazioni in borsa delle azioni delle maggiori banche italiane e le relative conseguenze-  il quale, poi, si trova a temere che, da quest’anno, se una banca è in dissesto, saranno proprio essi “poveri cristi” a dover provvedere al risanamento con i loro sudati risparmi?

Come dire che se io compro un frigorifero, e poi l’azienda che lo ha costruito va in dissesto, io acquirente dovrò contribuire con i miei risparmi al suo risanamento!

Questo esempio è certamente un paradosso, ma in fondo in fondo mica tanto.

Ma com’è che la “madre Europa”, proprio in questo periodo di difficoltà, ha voluto tutto questo? E com’è che lo ha voluto dopo che, per molti anni, alcuni suoi stati membri hanno profuso a piene mani capitali pubblici per salvare banche private? Anche noi italiani l’abbiamo fatto, è vero: ma perché non avremmo dovuto, visto che i nostri interventi si sono allineati a un “modus operandi” generalizzato?

E quale potrà essere il risultato di tali provvedimenti, specialmente sulle economie incerte dei paesi più deboli, come lo è l’Italia?

Non potrà verificarsi, ad esempio, che una consistente parte del risparmio di un paese venga “involontariamente” dirottata verso banche di  paesi che danno maggiore garanzia?

Ma abbiamo dimenticato che qualche anno fa, e ancora oggi, gli investitori italiani (per fare un esempio) preferivano andare ad acquistare “bond” tedeschi a remunerazione sotto zero – praticamente non guadagnando nulla, anzi pagando qualcosa – giacché quei “bond” offrivano maggiore garanzia?

La storia si ripete?

E, alla conclusione di questa breve analisi, è forse sbagliato dire che quel faro di sicurezza, di certezza  e di equità che avrebbe dovuto essere l’ Unione Europea, che tanto abbiamo sperato fosse la “madre” di tutti, sembra che si sia trasformata piuttosto in una arcigna matrigna che sta facendo disamorare tutti i suoi figli?

Una “unione” dovrebbe esprimere una politica dettata dalla maggioranza dei suoi membri; magari in periodi di emergenza si può anche sopportare che la quasi totalità dei membri assecondino e si lascino guidare da uno solo di essi, ritenuto più bravo e più virtuoso; ma l’emergenza non deve essere perenne, prima o poi deve cessare e l’unione deve trovare la sua normalità, e anche il “membro giuda” deve sottostare al gioco democratico dettato dalla maggioranza.

C’è oggi una prospettiva in tal senso?

Classe 1941 – Diploma di Ragioniere e perito commerciale – Dirigente bancario – Appassionato di giornalismo fin dall’adolescenza, ha scritto per diverse testate locali, prima per il “Risorgimento Nocerino” fondato da Giovanni Zoppi, dove scrive ancora oggi, sia pure saltuariamente, e “Il Monitore” di Nocera Inferiore. Trasferitosi a Cava dopo il terremoto del 1980, ha collaborato per anni con “Il Castello” fondato dall’avv. Apicella, con “Confronto” fondato da Pasquale Petrillo e, da anni, con “Ulisse online”.

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