scritto da Eugenio Ciancimino - 02 Aprile 2023 08:51

Scaricabile, neofilosofia del politicante corretto

Il Presidente Meloni alla Camera dei Deputati (foto tratta dal sito della Presidenza del Consiglio dei Ministri)

Lo scaricabarile sembra essere divenuto la principale fonte di ispirazione nel dibattito politico nazionale.

A ben vedere e leggere dagli show tv e dai massmedia stampati traspare tanta ipocrisia e poca onesta’ intellettuale sia in ambito domestico che nel contesto comunitario.

Ne rendono testimonianza sia i resoconti concernenti la censura espressa dal Parlamento europeo nei confronti del Governo italiano in merito alle disposizioni che vietano la trascrizione nei registri anagrafici comunali dei bambini adottati da coppie omosessuali che quelli relativi ai ritardi accumulati sul PNRR, rilevati dagli apparati burocratici di Bruxelles.

Nel primo caso non è leale da parte di rappresentanze politiche italiane condividere il contenuto del citato documento che attribuisce responsabilità al Governo  di Giorgia Meloni, trattandosi di materia regolata da precedente legislazione e sulla quale è argomentata una specifica sentenza della Corte di Cassazione.

Nel secondo caso, se ci sono state sottovalutazioni tra la tempistica richiesta e le capacità operative su cui si reggono le strutture della nostra pubblica amministrazione, le relative responsabilità non possono non essere ripartite in capo sia ai Governi di Giuseppe Conte e di Mario Draghi che di Giorgia Meloni per la rimodulazione dei costi e dei progetti incompleti o non coerenti con gli obbiettivi del Recovery.

Si tratta dell’ultimo miglio in cui tutti sono chiamati a “mettersi alla stanga” come ha puntualizzato il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, essendo in gioco non solo la utilizzazione di ingenti risorse finanziarie derivate da fondi comuni europei, ma anche la credibilità dell’Italia nei confronti dei partner comunitari su altri fronti e materie controverse.

In questo senso, nel superiore interesse nazionale, va intesa la diplomazia attivata dal Quirinale in parallelo e non da sponda o di spinta per i canali ordinari, programmati e percorsi da Palazzo Chigi.

Quest’ultima interpretazione data da alcuni media non rientra nello stile dell’attuale Presidente della Repubblica. Sul punto la sua chiamata riguarda tutte le forze politiche operanti, ciascuna con le proprie identità, nei vari livelli istituzionali: nazionale, locale, europeo.

Essa investe i Sindaci dei Comuni, a corto di organici e quadri tecnici, i quali rappresentano 5700 enti attuatori del PNRR su seimila interessati; organizzazioni sindacali ed imprenditoriali capaci di mobilitare e fare opinione pubblica; ma soprattutto sono chiamati in causa i poteri di influenza di cui dispongono i partiti nei consessi in cui costituiscono rappresentanze di interessi e bisogni.

Come dire non sempre vanno agitate le bandierine specie quando i nodi del Paese reale arrivano al pettine. E stavolta, paradossalmente, essi arrivano nel momento in cui l’Italia ha la disponibilità  di risorse da investire per la sua resilienza a fronte della resistenza di un complesso di ostacoli strutturali della sua pubblica amministrazione e di legislazioni pregresse inadeguate.

In questo pettine si iscrivono anche i nodi della riscrittura di nuove regole e schemi di relazioni politiche domestiche e nel contesto europeo dovute o imposte dalle emergenze belliche della guerra in Ucraina, crisi energetiche e migratorie.

La stanga vale per tutti.

Di fronte alle scadenze che si prospettano  non è più tempo di “vottare ‘a petrella”, per conseguire effimeri risultati elettorali, “e annasconnere ‘a manella” al momento di assumere responsabilità ed anche riconoscere i propri errori. Perché, sui dossier aperti con i partner Eu il successo o il fallimento delle iniziative intraprese dal Governo di Giorgia Meloni non sono da ascrivere alla destra ma all’Italia.

In bocca al lupo agli onesti e volenterosi, forti di idee e liberi da pregiudizi.

 

 

 

 

 

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