Archiviata, non senza qualche sofferenza, l’approvazione della riforma elettorale, l’ormai famoso “Italicum” che va a sostituire il famigerato “Porcellum”, ora Matteo Renzi mette mano alla riforma della Scuola che pure ritiene fondamentale per cambiare il Paese, come si è messo in testa di fare.
Anche questa riforma, purtroppo, parte tra tante difficoltà, questa volta provenienti, più dai Sindacati della Scuola che dal mondo politico, almeno al momento.
Oramai tutti dovremmo aver imparato che per Matteo Renzi la modernizzazione vuol dire anche, se non prevalentemente, snellimento: meno burocrazia, poteri e responsabilità concentrati in poche mani che riescano a decidere in tempi brevi e a risolvere i problemi senza dover sottostare ai balletti dei compromessi, delle intese, spesso difficilmente raggiunte e, spesso, non rispettate.
Il tradimento di Berlusconi, nel caso della legge elettorale, è emblematico: quella legge, concordata e approvata al Senato anche dai parlamentari berlusconiani, è stata poi “disconosciuta” da Berlusconi e da alcuni dei “suoi” parlamentari alla Camera: quando si dice “coerenza” (sic!).
Ma torniamo alla riforma della Scuola, venuta fuori dopo mesi di lavoro in sordina, che sembra abbia scontentato tutti gli addetti ai lavori, che principalmente mal vedono il ruolo del Dirigente Scolastico che assumerà le vesti del Manager che tutto decide, compreso la designazione dei docenti e gli incentivi che meritano: proprio nell’ottica di snellire al massimo le procedure e giungere in tempo brevi alle decisioni.
Probabilmente questa riforma non sarà l’ideale per la futura Scuola pubblica, ma c’è da dire che, se così è, i docenti non possono scrollarsi di dosso le oggettive responsabilità che essi hanno per com’è ridotta oggi la Scuola; e non sono responsabilità da attribuire solo ai vari Ministri che hanno retto quel Dicastero, spesso gente “ignorante” nel senso letterale della parola, e nemmeno cosciente delle proprie carenze non solo culturali; chi non ricorda la “gaffe” di Mariastella Gelmini, all’epoca Ministra dell’Istruzione, Università e Ricerca del Governo Berlusconi da maggio 2008 a novembre 2011, meglio conosciuta come Mariastella “Neutrini” da quando, improvvidamente, nel commentare il grande successo ottenuto dalla scienza italiana nella scoperta dei “neutrini”, ebbe a dire che tra il Cern di Genova e il Gran Sasso era stato scavato un tunnel attraverso il quale le famose particelle avevano viaggiato… (sic!). A chi è stata affidata la nostra Scuola negli ultimi anni!
Ma lasciamo da parte questa “amenità” e andiamo a vedere quello che gli stessi docenti dicono: vale a dire che questa riforma, da molti di loro considerata “oscena”, per tanti versi se la sono meritata, probabilmente se la sono cercata. Tanti di loro hanno ritenuto, a torto, di essere al di sopra di ogni giudizio e che nessuno potesse avere il diritto di valutare il loro lavoro; moltissimi, pertanto, hanno smesso di studiare, di aggiornarsi, anche sul presupposto che il loro livello retributivo era talmente basso da giustificare la loro indolenza, il loro dispersivo modo di lavorare, il loro disinteresse per gli studenti; e anche coloro che si impegnavano sono colpevoli per non aver mai denunciato i numerosi colleghi perditempo, arroccandosi nella difesa corporativa della categoria.
Queste sono opinioni che qualche docente oggi ha il coraggio di esprimere, aggiungendo che oggi la scuola italiana sta morendo e la colpa di ciò è proprio della classe docente arroccata per anni alla propria routine e che si è sempre opposta a qualsiasi proposta di rinnovamento, lasciando ai “politici”, per la maggior parte ignoranti e incpmpetenti, l’iniziativa di intervenire, facendo maggiori danni.
Ora è possibile che la riforma proposta dal Governo Renzi sia superficiale, insufficiente, autoritaria, “orribile” come qualcuno l’ha definita; ma i docenti, oggi finalmente “sensibili”, invece di scendere in piazza per scioperare, ancora una volta, contro tutto e tutti (principalmente contro qualsiasi tentativo di cambiamento, come d’altronde i Sindacati stanno facendo un poco in tutti i settori nei quali il Governo pone mano), dovrebbero attivarsi per portare al Governo proposte di miglioramento al testo predisposto, ma in un’ottica di aperta collaborazione e non di pregiudiziale chiusura contro qualsiasi cambiamento.
La Scuola è la fucina di un futuro stato moderno; attraverso essa le giovani generazioni si preparano al futuro; se non si modernizza e si adegua ai tempi i giovani che essa prepara non saranno all’altezza delle competizioni che li attendono: facciano finalmente i Docenti uno sforzo e diano al Governo la massima collaborazione se vogliono meritarsi il riconoscimento dell’alto ruolo che essi hanno nella società e per la vita futura dei loro figli e della popolazione.