Non amo i film del genere di “Quo Vado?”, ultima premiatissima fatica di Zalone; non amo trascorrere in una sala cinematografica due ore a ridere (se c’è da ridere) su battute comiche o barzellette più o meno spinte; privilegio piuttosto, ahimè, film “impegnati” (in senso lato) e non disdegno opere come, ad esempio, l’ultimo film del regista svedese Roy Andersson, che si può ben considerare erede del grande Ingmar Bergaman e che ha vinto il Leone d’Oro alla Mostra del Cinema di Venezia del 2014, “Un piccione seduto su un ramo riflette sull’esistenza”. Opera stilisticamente inappuntabile: ma una “palla” incredibile.

Ma l’articolo di Pino Pisicchio, pubblicato su questo giornale il 6 gennaio scorso, mi ha talmente incuriosito da indurmi a lasciar da parte la mia riluttanza.

Quo-Vado è un film godibilissimo, allegro, sboccato quanto basta, che evidenzia tanti nostri difetti (ma anche qualche pregio).

Il Checco del film ha improntato la sua vita al sogno, realizzato, del posto fisso nella pubblica amministrazione, possibilmente “sotto” casa della mamma in maniera da non “pedalare” troppo (visto che, benché l’ufficio sia all’altro lato della strada, egli ci va in bicicletta!). E’ dipendente della Provincia, ha il suo bell’ufficio, la sua “clientela” che compensa le sue pubbliche dovute prestazioni con prodotti in natura (cavoli, verza, uova e via di seguito).

Insomma, Checco è un uomo “arrivato” e felice, fino a quando una perfida legge decide di abolire le Provincie; e il poveretto rimarrebbe fuori giacché non appartiene a nessuna delle categoria “salvate” dal provvedimento di abolizione.

Ma Checco al posto fisso non intende rinunciare e, opportunamente guidato dal suo “santo protettore”, un senatore della prima repubblica che conosce tutti i trucchi e gli espedienti, tante ne fa e tante ne escogita da riuscire nel suo intento.

E ho finalmente capito perché i parlamentari, gli “onorevoli” non possono non odiare Zalone, giacché nel personaggio del film identificano anche se stessi, pure loro abbarbicati alle poltrone, alle posizioni, ai privilegi, al loro “sogno di una vita” alla quale mai e poi mai rinunzierebbero, e pure essi alla continua ricerca di tutti gli espedienti e i sotterfugi per rimanere sempre in carica e galleggiare.

Uno dei sistemi per rimanere nella situazione di privilegio alla quale gli “onorevoli” mai rinunzieranno è di avvalersi dell’ articolo 67 della Costituzione per il quale “Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato”, stabilisce cioè che i parlamentari eletti sono liberi di esercitare le loro funzioni senza essere obbligati a votare come dice loro il partito con cui sono stati eletti, e li rende liberi di cambiare orientamento, partito, schieramento il che, se determinato da motivi ideologici (apprezzabilissimi), non deve scandalizzare più di tanto, ma se originata da altro è totalmente criticabile ed è stato, e lo è ancora, uno dei motivi di maggiore scandalo se si pensa anche a quegli “onorevoli” che tali cambi li hanno effettuati per vili calcoli economici: chi non ricorda i “lauti ingaggi” che un ex ricchissimo premier ha fatto per conservare il suo potere?

Né possono essere esenti da critiche e censure anche tutti quei parlamentari (e sono tanti) che, ancora oggi, continuamente cambiano schieramenti, partiti, gruppi, passando disinvoltamente da schieramenti di destra a quelli di centro e poi di sinistra, per poi tornare nuovamente ai precedenti.

E ciò spiega anche perché tanti elettori hanno deciso di non andare più a votare e oramai la loro percentuale è elevatissima.

Classe 1941 – Diploma di Ragioniere e perito commerciale – Dirigente bancario – Appassionato di giornalismo fin dall’adolescenza, ha scritto per diverse testate locali, prima per il “Risorgimento Nocerino” fondato da Giovanni Zoppi, dove scrive ancora oggi, sia pure saltuariamente, e “Il Monitore” di Nocera Inferiore. Trasferitosi a Cava dopo il terremoto del 1980, ha collaborato per anni con “Il Castello” fondato dall’avv. Apicella, con “Confronto” fondato da Pasquale Petrillo e, da anni, con “Ulisse online”.

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