Ci sono momenti, nella storia di un Paese e di un popolo – laddove il secondo esiste solo e soltanto per insieme di singoli individui – in cui la principale risorsa, essenziale, capace di consentire a tutti sopravvivenza, prima, e poi benessere, si chiama Responsabilità. Con la R grande, per indicare, in maniera semplice ed efficace, che si va avanti solo e soltanto se gli individui che fanno parte della comunità si sentono a tutti gli effetti responsabili di sé stessi e degli altri.
Quello che sta succedendo in queste ore, per certi aspetti, è una dimostrazione di quanto questa consapevolezza sia capace di fare la differenza. Nella situazione critica che stiamo vivendo in queste ore appare chiaro, anzi chiarissimo, che ci sono difficoltà che possiamo superare soltanto se stiamo insieme, se collaboriamo, se ci sentiamo a tutti gli effetti responsabili non solo della nostra vita ma anche di quella degli altri.
A tutti i livelli. A cominciare, dai mezzi di comunicazione ovvero da chi, effettivamente, lavora nella produzione di informazioni che contribuiscono a formare la pubblica opinione. E, di riflesso, gli stati d’animo e, quindi, il modo di agire.
Cinquanta anni fa, più o meno, si parlava di “Quarto Potere”, mettendo in evidenza la capacità di mezzi di comunicazione di plasmare e influenzare la presa di decisioni pubbliche di rilievo.
E il Potere, all’essenza inteso come pura espressione di forza nel prendere decisioni vincolanti, soprattutto in una Democrazia, significa anzitutto Responsabilità.
In un sistema in cui tutti godono di fondamentali libertà, guadagnate con guerra e sangue, chi è chiamato ad esercitare una forma di Potere si trova per definizione sottoposto a compiere una fondamentale azione di bilanciamento tra le azioni che si decide di intraprendere e il potenziale prevedibile impatto sugli individui destinatari. Questa, in formula di estrema sintesi è quella che possiamo chiamare Responsabilità di Governo. Un complessissimo insieme di fattori dove hanno molto peso le conquiste della tecnica e del sapere e dove, tuttavia, permane uno spazio di peso per il Buon Senso, inteso come fondamentale capacità dell’essere umano di sapere discernere se un’azione, un fatto, una qualsiasi faccenda ha un “senso buono” per sé stessi e la comunità in cui viviamo.
Il “tilt” dei media di questi giorni, ha fatto emergere – in maniera chiara – una rottura perché chi ha il Potere di raccontare quello che succede quotidianamente è chiamato all’esercizio di una fondamentale responsabilità: l’aderenza del racconto ai fatti, reali e non alle ipotesi, nella considerazione – anche – dell’effetto del racconto sulla comunità.
Sono ore di trepidazione e ci serve, anzitutto, capire cosa succede in maniera precisa e dettagliata. Non ci servono ipotesi o fatti approssimativi in attesa di conferma, ci servono fatti accertati. Abbiamo bisogno di conoscenze reali e anche di sapere quali sono le storie virtuose che ci sono in questo momento. A partire dagli infermieri in prima linea con turni massacranti, alle forze dell’ordine, ai tanti volontari impegnati.
È fondamentale conoscere il bilancio del contagio ma è anche fondamentale dare voce ai tanti eroi che nel quotidiano salvano vite e rendono la vita degli altri migliore in tempi così difficili. Ci serve per guardare oltre e dare un nuovo senso a questi giorni.
La Responsabilità di chi produce informazione vuol dire raccontare la realtà nuda e cruda del contagio, dei fatti e forse, perché è realtà anche quella, la storia alternativa di chi combatte quotidianamente e non si arrende.
Significa, forse, pure raccontare che l’Italia dopo tutto non è il malato del mondo ma è l’ottava potenza economica del pianeta dove sono nati, vivono e lavorano scienziati e ricercatori di assoluto rilievo mondiale.
Ci serve per guardare oltre e immaginare una nuova aria oltre la foschia che stiamo attraversando.
Ci serve per farci capire che soltanto se stiamo insieme, fieri di quello che siamo, della nostra storia e della nostra cultura, possiamo superare il momento di difficoltà che stiamo vivendo.
È il momento in cui, anche se distanti, dobbiamo restare uniti.
Ciascuno è chiamato a fare la propria parte, il lavoro dove riesce meglio per il bene proprio e di tutti gli altri.
Potere è responsabilità.