scritto da Nino Maiorino - 16 Marzo 2016 10:20

Paleventi, una polemica fuori luogo

Da tempo avevo intenzione di parlare del Palazzetto dello sport e di altre opere incompiute di Cava, cosa che per pigrizia o perché preso da altro non ho ancora fatto.

Approfitto quindi dell’aspra polemica in corso in questi giorni tra l’Amministrazione Servalli e l’estrema sinistra cavese per affrontare l’argomento, quanto meno quello del Palasport, una delle incompiute cittadine, probabilmente la più appariscente, che da decenni regge alle intemperie dimostrando intatta la sua forte struttura e la sua “cupola” in rame, realizzata dall’ultima Amministrazione Fiorillo per preservarla.

Oggi sembra che l’Amministrazione Servalli voglia metterci mano in maniera da rendere la struttura viva e funzionante, destinando ad essa i fondi europei che avrebbero dovuto essere spesi per la realizzazione del parcheggio interrato a Piazza S. Francesco, parcheggio che a questa Amministrazione non sembra interessare prioritariamente.

Non credo le si possa dar torto giacché a Cava, con tutti i parcheggi realizzati, non sembra che manchino posti auto e, pertanto, non sembra criticabile la decisione di destinare quei fondi ad altra opera.

E la decisione di destinarli al Palasport, o Palaventi come adesso lo vogliono chiamare,  sembra in linea con il programma di questa Amministrazione, finalizzato, dopo la prima fase di interventi di ordinaria manutenzione, assolutamente necessari, visto che erano stati per anni trascurati dalla precedente Amministrazione Galdi, a rilanciare la città anche dal punto di vista della fruibilità degli spazi pubblici e delle strutture già esistenti e per anni abbandonate a se stesse: quelle cattedrali nel deserto che non sono state messe a frutto né rese disponibili per i cittadini costituiscono un pesante fardello negativo per quelle amministrazioni che hanno inutilmente speso soldi per costruirle, disinteressandosi, poi, di utilizzarle.

Ben venga, quindi, l’iniziativa di Servalli: certo quei fondi potevano essere destinati ad altro, ma questo “benaltrismo” che taluni invocano ad uso e consumo delle loro posizioni politiche e ideologiche lascia il tempo che trova e qualifica ancora di più i predicatori che, salendo su taluni pulpiti, predicano un “verbo” spesso inconcludente .

Esaminiamo anche alcune delle altre motivazioni che i detrattori del progetto hanno portato in campo, prima fra tutte la previsione dell’affidamento della struttura ad una impresa privata che la dovrà gestire.

Non so in base a quali calcoli l’ultrasinistra cavese ha affermato che per rientrare della spesa che dovrà essere affrontata occorrerebbero circa 120 anni (sic!) di canoni di locazione che il Comune dovrebbe incassare; ciò per dire che il Comune, seguendo questa strada, farebbe un pessimo affare!

Da un breve approfondimento risulta che i fondi europei che verranno utilizzati per la messa in funzione del Palasport non dovrebbero essere rimborsati, pertanto la realizzazione del progetto avverrebbe a costo zero per il Comune e per i cittadini; anzi, al Comune verrebbe il beneficio dell’incasso dei canoni di locazione dall’azienda privata che lo terrà in gestione.

Certamente sarà opportuno che il Comune, prima ancora di iniziare i lavori, già avvii le procedure per la designazione della società che dovrà gestire il Palasport, e le relative condizioni e garanzie, proprio per evitare che alla fine, fatti i lavori, rimarrà il tutto lettera morta com’è avvenuto finora. E’ a quel punto che potrà essere affrontata anche la questione dell’equità del canone, tenendo ovviamente in considerazione anche la necessaria valutazione che la gestione privata di un bene pubblico è, in questo settore, quanto di meglio ci si possa augurare giacché solo il privato è in condizione di tutelare anche il bene, salvaguardarlo, cosa che purtroppo gli enti pubblici non sono in grado di fare.

Valga per tutti l’esempio della mediateca Marte, contro la quale ancora oggi una certa sinistra scaglia frecciate; personalmente io non avrei mai creduto che quella struttura, realizzata a spese del Comune, avrebbe avuto gli sviluppi che ha avuto, e ho piacere di essermi sbagliato, considerato che oggi il Marte è una struttura polifunzionale di tutto rispetto, ben gestita, sempre disponibile ad ospitare qualsiasi manifestazione ed evento, a costi tutto sommato accettabili.

Sarebbe stato in grado il Comune di gestirla allo stesso livello?

E, quesito ancora più importante: sarebbe stato in grado il Comune di tenerla così come oggi la Mediateca è mantenuta? E con quali costi di gestione a carico della collettività?

E gli stessi quesiti valgono per il Palasport o Paleventi che dir si voglia.

Un ultimo cenno allo strano paragone che anche sul manifesto pubblico l’ultrasinistra ha fatto con l’ “affaire COFIMA”.

Cose da pazzi: paragonare la questione Cofima a quella del programma di rendere funzionale il Palasport è veramente una cosa da pazzi.

Ma abbiamo dimenticato come venne acquisita l’area dell’ex Cofima? Abbiamo dimenticato la dabbenaggine di quell’Amministrazione che si inventò un ruolo immobiliarista per acquistare, a spese dei contribuenti, quell’area, sottoscrivendo un mutuo ipotecario onerosissimo, per venire in possesso di un’area libera e degradata, inutile alla città e senza definire a priori cosa farne.

Insomma, una vicenda molto diversa, per nulla paragonabile a quella di completare un’opera pubblica incompiuta e renderla fruibile alla città.

Classe 1941 – Diploma di Ragioniere e perito commerciale – Dirigente bancario – Appassionato di giornalismo fin dall’adolescenza, ha scritto per diverse testate locali, prima per il “Risorgimento Nocerino” fondato da Giovanni Zoppi, dove scrive ancora oggi, sia pure saltuariamente, e “Il Monitore” di Nocera Inferiore. Trasferitosi a Cava dopo il terremoto del 1980, ha collaborato per anni con “Il Castello” fondato dall’avv. Apicella, con “Confronto” fondato da Pasquale Petrillo e, da anni, con “Ulisse online”.

Una risposta a “Paleventi, una polemica fuori luogo”

  1. 19 marzo 2016

    ANCORA SUL PALAZZETTO DELLO SPORT O PALAEVENTI
    By Nino Maiorino

    Traggo spunto dal cordiale messaggio inviatomi dall’amico Ing. Michelle Mazzeo sul mio articolo pubblicato il 16 di questo mese.

    L’Ing. Mazzeo, riferendosi allo stesso, mi invita a riflettere su tre punti.

    1) Ma i soldi dell’Unione Europea sono o non sono da considerarsi soldi pubblici?
    Certamente, chi dice di no? Ma non è che se non li spendiamo l’U.E. ce li da comunque, semplicemente li perdiamo, e tra il perderli e spenderli è preferibile spenderli, ovviamente per opere in favore della città e dei cittadini.

    2) Altra domanda è: “se non ci fossero opere più urgenti da fare in città ed abbiamo a mo’ di esempio citato la messa in sicurezza delle scuole e le frazioni che continuano a vivere un degrado di cui si parla solo in campagna elettorale”.
    Certamente, ma è l’Amministrazione comunale e il Sindaco a decidere quali siano le priorità e quale peso abbiano le diverse opere da finanziare. E’ ovvio che, ad esempio, anche la messa in sicurezza delle scuole sia un argomento prioritario, ma non mi risulta che Servalli se ne stia disinteressando.
    E a proposito di opere veramente indispensabili, da realizzare al più presto (sic!, per i tempi biblici italiani probabilmente ci vorranno almeno altri cinquant’anni!), ci sarebbe il completamento del trincerone/sottovia per portare il flusso di traffico dalla strettoia di Via Atenolfi a Santa Lucia, bypassando la zona della Stazione ferroviaria, Pregiato e via di seguito.

    3) Ultima domanda è : “se non sia più opportuno fare un bando per assegnare ad un privato il manufatto e farglielo ristrutturare a sue spese”, ovviamente destinando le risorse ad altro.
    Non credo che questa sia una strada perseguibile, nessun privato avrebbe interesse a spendere tanti quattrini per una struttura non di sua proprietà, a meno che il Comune non se ne spossessi, cosa che non mi sembra opportuna. A mio avviso è bene che “il bene” rimanga di proprietà del Comune. Ovviamente se qualche privato si dichiarasse disponibile a renderla fruibile a queste condizioni, ben venga, diversamente ritengo che la strada tracciata dal Comune sia quella ottimale per recuperare una struttura degna di maggiore considerazione e per non farla degradare.
    Anzi suggerisco a Servalli di prendere in considerazione la necessità di intervenire anche su altre strutture, ricordandogli che da decenni c’è un obbrobrioso scheletro, in località Epitaffio (fa senso vederlo all’ingresso di Cava, proprio a ridosso della rotatoria sottostante il ponte dell’autostrada, di fronte all’area di servizio della Q.8), da abbattere al più presto, così come è da abbattere quel “ponte” che fortunatamente non è tanto evidente, ma che pure c’è, e ben si vede dal belvedere di fronte alla Chiesa di San Nicola a Pregiato.

    Ora tocca all’Ing. Mazzeo chiarire a me l’accostamento fatto con l’ “affare Cofima”, tanto bene evidenziato sul manifesto.

    E sono certo che lo farà, e di ciò anticipatamente lo ringrazio, suggerendogli di farlo non solo su Facebook, ma anche commentando questo articolo su “Ulisse on-line”.

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