L’economia al tempo del Governo gialloverde
Qualche giorno addietro avevamo anticipato che avremmo parlato dei ministri che compongono l’attuale governo a guida Lega M5S, affidato al Premier Giuseppe Conte.
In questi giorni il ministero sul quale si fanno maggiori pressioni è quello dell’Economia e Finanze, affidato al Ministro Giovanni Tria, spuntato improvvisamente dal cilindro dei Vice-premier Di Maio e Salvini a seguito di una aspra contrapposizione con il Presidente della repubblica Sergio Mattarella il quale pose un veto a Paolo Savona, euroscettico e pronto a una rapida uscita dalla moneta unica dell’U.E. nei confronti della quale si è sempre dichiarato più che ostile, tant’è che, sembra, avesse da tempo elaborato una specie di “piano b” per aggirare tutti i meccanismi di difesa della permanenza dell’Italia nell’euro: ma di ciò parleremo allorquando tracceremo il profilo del Prof. Savona, al quale, negato il dicastero economico finanziario, è stato poi affidato quello dei rapporti con la Comunità europea, il che, pure sembrando un controsenso (affidare ad un euroscettico e ostile alla Comunità proprio il dicastero che cura i rapporti con la stessa !) alla prova dei fatti non sembra esserlo in quanto il peso del Ministero dell’Economia e Finanza è certamente determinante e maggiore: anche se, a dar credito alle ricostruzioni che circolano sui giornali, Tria sarebbe stato indicato al segretario della Lega Matteo Salvini proprio da Paolo Savona.
Il Prof. Giovanni Tria, che sembra non si sia fatto pregare molto ad accettare l’incarico, è professore di economia ed ex consulente economico di Forza Italia, ed è un critico moderato della moneta unica e della Germania.
E’ nato a Roma nel 1948: è, quindi, un quasi settantenne sulla vita del quale vi sono poche notizie biografiche perché sembra si sia mantenuto abbastanza defilato.
Secondo alcuni organi di stampa sembra che negli anni Sessanta e Settanta Tria abbia militato in organizzazioni di studenti maoisti, i cosiddetti “marxisti-leninisti” che sostenevano il leader della Cina comunista Mao Zedong e di quell’epoca gli è rimasta la conoscenza della lingua cinese e un buon rapporto con le istituzioni di quel paese: tant’è che oggi si possono trovare diverse sue interviste riportate dalla radio di stato cinese.
Lo scorso mese di aprile Tria, nel corso di un congresso, ha commentato un intervento del presidente Cinese Xi Jinping, sostenendo che dimostra la grande apertura e lungimiranza della Cina, il che non è lontano dalla realtà visto che, sullo scenario mondiale, la potenza cinese sembra più lungimirante di quella statunitense di Trump.
Il Ministro Tria ha approfondito il suoi studi economici presso la Columbia University di New York dove insegnava Edmund Phelps, premio Nobel nel 2006 e uno dei principali fondatori della scuola neokeynesiana.
Infatti, è importante sottolineare che la formazione economica di Tria è quella di un neokeynesiano; è un economista che dà grande importanza alla formazione della crescita economica: in un rapporto del 2008 ha sostenuto la necessità degli investimenti pubblici come motore della crescita, e già allora, parlando dell’Italia, Tria scriveva che era necessario un immediato rilancio degli investimenti e che lo strumento dei governi per la crescita del paese sono gli investimenti.
In politica non ha mai avuto un ruolo di primo piano in quanto ha prevalentemente lavorato nell’Università, insegnando in diverse facoltà per poi giungere alla presidenza della Facoltà di Economia dell’Università Tor Vergata di Roma. È anche membro del comitato scientifico della Fondazione Magna Carta, che si ispira ai principi del conservatorismo britannico.
Per alcuni anni Tria ha avuto una rubrica di economia sul quotidiano Il Foglio, con il professore Ernesto Felli, col quale nel 2007 ricevette un premio di economia proprio dalle mani di Savona, lo “sponsor” che ora lo ha aiutato ad arrivare al governo: all’epoca Savona era convinto della tesi di Folli e Tria di spostare l’imposizione fiscale dalle imposte dirette (Irpef) a quelle indirette (Iva) che penalizza i consumi a favore del reddito, certamente poco popolare, in quanto sposta un notevole peso fiscale sulla platea dei consumatori a favore delle categorie più abbienti: teoria in linea anche con la cosiddetta flat-tax (tassa piatta, cioè non progressiva) alla quale il governo Conte-DiMaio-Salvini sta lavorando, Tria concorde.
Negli anni recenti Tria è stato molto vicino al centrodestra e, in particolare, agli ex ministri Renato Brunetta e Maurizio Sacconi; Renato Brunetta, nel 2009, lo mise in una squadra con il giornalista Oscar Giannino per elaborare il programma di Forza Italia per le Europee del 2009.
Sempre Brunetta lo scelse nel 2010 come direttore della Scuola nazionale dell’Amministrazione, con sede nella Reggia di Caserta, un progetto molto caro all’allora ministro della Funzione pubblica, ma abbandonato dai suoi successori.
Nel maggio scorso Tria ha pubblicato un articolo, sul sito Formiche, in cui, analizzando il programma di Lega e Movimento 5 Stelle e dal quale emergeva chiaramente la sua impostazione politica sensibile in particolare ai temi del centrodestra, era molto critico con il movimento di Di Maio.
Il Ministro all’euro non dice né sì né no, il “reddito di cittadinanza” non lo convince, ma gli piace la flat-tax e ha detto, qualche tempo fa, che bisognerebbe aumentare l’IVA per finanziare parte della spesa necessaria per le riforme in cantiere: in linea con la sua teoria del 2007.
In merito all’euro nel corso del convegno “No euro? Costi diretti e indiretti per l’Italia”, alla domanda di alcuni giornalisti se uscire o meno dall’euro, egli ha risposto: «Penso che la domanda sia fuorviante, perché ritengo sbagliato rispondere sì, ma credo che non basti rispondere no», precisando di non essere tra coloro pronti a un’uscita a sorpresa dall’euro (come sono diversi dirigenti della Lega e come sosteneva in passato lo stesso Savona), ma anche che bisogna affrontare il rischio concreto di una «implosione» dell’euro. E precisava: «Prima di dire perché penso che bisogna rispondere no alla domanda se usciamo dall’euro, io partirei dalla domanda su quali sono le condizioni per la sopravvivenza dell’euro e per andare nella direzione opposta a quella della disgregazione».
E anche pochi mesi prima, nel dicembre 2016, commentando un articolo nel quale Paolo Savona e Giorgio La Malfa asserivano che non era l’Italia a dover uscire dall’euro, ma che era la Germania a doverlo fare come soluzione agli squilibri nella sua bilancia commerciale, Tria lo definiva «un’analisi economica seria, non una battuta di politici anti-euro, ma di due eminenti economisti con i quali peraltro concordo in pieno»: il che, secondo un commento del Corriere della Sera «… se non è il piano B per uscire dall’euro studiato da Savona, poco ci manca».
Quindi, esaminando la storia della sua vita, il Ministro Tria sembra una personalità altalenante tra esperienze di destra e di sinistra, piuttosto in linea con l’attuale governo che sembra giocare le sue carte su posizioni opposte, che ondeggiano da destra a sinistra senza farsi eccessivi scrupoli; d’altra parte sin dall’inizio della formazione del governo il suo principale artefice ha dato chiari segnali in tal senso alternando una eventuale alleanza con il PD a quella con la destra.
E sebbene Tria sia considerato, rispetto a Savona, un moderato, appartiene comunque al gruppo degli euroscettici, anche se, con tutte la dichiarazioni, i commenti, le relazioni che vengono citate, non ha mai chiarito fino in fondo il suo vero orientamento in merito alla moneta europea: probabilmente per non alterare gli equilibri politici che lo hanno portato ad assumere il determinante ruolo di Ministro che lo vede, in questi giorni, più impegnato a un non facile equilibrismo tra l’appoggiare l’avvio delle riforme e contemporaneamente negarne l’immediato attuazione, degno di un cerchiobottismo che, più che di un accademico, sembra la caratteristica di un consumato politico.
Staremo a vedere come se la caverà quando si tratterà di stringere i lacci di queste riforme in embrione, alle quali l’oculato Presidente Mattarella, pure se in maniera defilata come il suo ruolo istituzionale richiede, sta attentamente guardando: ed è proprio passando sotto le forche-caudine del Presidente della Repubblica che il Ministro Tria rivelerà il suo vero volto e il suo effettivo ruolo e peso.