Il Covid-19 sta cambiando, in maniera abbastanza profonda, alcune delle più antiche e radicate abitudini. Dalla mattina quando ci svegliamo alla sera quando ci addormentiamo c’è un elenco sconfinato di cose che materialmente non possiamo fare. In questo elenco alcune sono più superficiali e, per certi aspetti eliminabili con poco sacrificio, altre, per forza di cose, hanno un peso più rilevante.
Ma alla fine tutte, o quasi, si intrecciano con un elemento fondamentale: la libertà di fare quello che si vuole fare, quando e dove lo si vuole. Nei limiti e nel rispetto di quella altrui.
Le misure straordinarie approntate – temporaneamente – per fronteggiare l’emergenza attuano una serie di restrizioni che, per forza maggiore, accettiamo nella convinzione che siano utili a superare questa fase.
E si apre una fondamentale riflessione: questo momento che stiamo vivendo, con le sue restrizioni e limitazioni alla nostra libertà di movimento potrebbero rappresentare una “prova” sulla tenuta della nostra, tanto bistrattata, italica democrazia.
Per tanti anni, fino a qualche mese fa, abbiamo avuto una scarsa, scarsissima considerazione del nostro Paese, della nostra capacità di convivere pacificamente seguendo le regole, del nostro senso civico di cittadini. Ci siamo talmente abituati a pensare male di noi, come Paese, che ci siamo tutti quanti sorpresi quando abbiamo scoperto che, alla fine, nei momenti di difficoltà come quello che stiamo vivendo, siamo capaci di fare grandi giocate, di unirci e di riuscire, addirittura, a rispettare le regole che il Governo, per il bene comune, ci impone.
Questo momento è una vera e propria prova sulla tenuta del sistema democratico nel Paese. Se le Istituzioni tengono e avranno la meglio vorrà dire, senza dubbio, che siamo una Democrazia matura, litigiosa forse più delle altre esistenti nel mondo ma, in primis, democrazia dove, oltre l’emergenza del momento, sono garantite le libertà fondamentali dell’individuo.
Allo stesso momento, se il momento rappresenta una prova per il nostro Paese, lo è anche per gli altri: in primis per l’Unione Europea per la quale questo è il momento della verità in cui o si rafforzerà la solidarietà tra gli stati che ne fanno parte, sulla base della comune volontà di affrontare problemi comuni, oppure, trionferanno gli egoismi nazionali e il processo di integrazione caracollerà su sé stesso aprendo un nuovo vecchio capitolo di storia.