Solo chi non segue le prepotenze che stanno subendo i cittadini delle città dell’agro Sarnese-Nocerino e Sarnese-Vesuviano aderenti alla G.O.R.I., può ipotizzare che anche Cava possa farlo per aggravare la situazione finanziaria anche dei cittadini cavesi che, come quelli di tanti altri comuni, già sono tartassati dalla crisi, dalle tasse, dai tributi, e dalle cento diavolerie che questo governo e quelli di prima si sono inventati per sostenere una impalcatura statale e locale che, per dirla con il compianto Sergio Endrigo, “nulla dà e tutto piglia”.
G.O.R.I. pomposamente sta per gestione ottimale risorse idriche, ma sarebbe opportuno che abolisse, per un senso di dignità, il termine “ottimale” giacché la sua gestione di ottimale ha proprio nulla.
Il pasticcio G.O.R.I. deriva da una legislazione regionale che imporrebbe (teniamo presente questo concetto sul quale tornerò dopo) ai Comuni dei territori indicati l’obbligatoria adesione a questo carrozzone politico-clientelare il quale, per ripianare i deficit di bilancio, frutto di una politica scellerata di sprechi, assunzione facili (si vada a vedere quanti congiunti e amici di locali politici sono dipendenti di G.O.R.I.) vuole scaricarne sui cittadini i costi del “risanamento”, giungendo addirittura a ritoccare le tariffe relative a consumi molto precedenti al suo subentro con richieste agli utenti di conguagli relativi ad anni che vanno dal 2008 in avanti, nonostante i regolari pagamenti eseguiti all’epoca e le attestazioni che le bollette erano state regolarmente pagate.
G.O.R.I. si sta inventando di tutto per estorcere (è questo il termine da usare) quattrini ai poveri utenti, e io che sto seguendo da mesi in prima persona nel comune di Nocera questa problematica, conosco abbastanza bene cosa sta in pentola e le “furbizie”, per non dire altro, che G.O.R.I. sta architettando per risolvere i suoi problemi economici: addirittura in qualche caso è stato appurato che G.O.R.I. sta rifatturando consumi già a lei stessa pagati!
Sulla base di una famigerata legge regionale, alla G.O.R.I. aderirono 76 comuni, tutti facenti parte dell’ATO 3. Ma già in quella fase alcuni comuni, come Castellammare di Stabia e Roccapiemonte, contravvenendo alla legge, decisero di non aderire; i sindaci ebbero il coraggio di farlo, sono stati citati in giudizio, hanno resistito, l’iter giudiziario è ancora in corso, ma hanno ricevuto il plauso delle loro cittadinanze, e anche quello dei cittadini degli altri comuni aderenti, per il loro comportamento.
Di tutti gli altri comuni, una volta constatato quanto veniva a costare al contribuente la gestione dell’acqua affidata a G.O.R.I., parecchi si sono dissociati o intendono farlo.
Frattanto la protesta tra le popolazioni è montata ed è stata organizzata da Associazioni spontanee di cittadini la cui azione è culminata, lo scorso 17 gennaio 2015, in una grande manifestazione di protesta a Napoli, dal titolo emblematico “NO GORI”, alla quale hanno partecipato oltre 5.mila persone guidate da circa 30 sindaci, anche tra quelli di Comuni che avevano aderito; questi Sindaci hanno platealmente manifestato, dietro i rispettivi gonfaloni, con i cittadini esprimendo, così, il loro dissenso e chiedendo al Governatore Caldoro idonei provvedimenti per arginare le prepotenze di G.O.R.I..
Finora Caldoro ha fatto finta di non sentire, anch’egli condizionato da quel carrozzone al quale la nostra Regione ha già ineffabilmente regalato i primi 250mila euro per tamponare la sua situazione fallimentare.
C’è stato addirittura qualche Comune, come quello di Nocera Inferiore, il cui attuale Sindaco, non responsabile dell’adesione (fatta dal suo predecessore), ha messo a disposizione dei tartassati utenti una struttura comunale denominata “Sportello Gori” a sostegno dei cittadini, al quale questi possono rivolgersi per essere assistiti nelle azioni di contrasto alle bollette sempre più esose che la G.O.R.I. sta spedendo.
Orbene, se alla luce di tutto ciò vi è qualche Comune che intende trasferire la gestione dell’acqua a G.O.R.I., ciò significa che quel Sindaco o quei Sindaci non fanno l’interesse dei loro cittadini.
E se il Sindaco di Cava intende intraprendere questa strada, vuol dire che anch’egli non fa l’interesse dei suoi concittadini e non ha in nessuna considerazione i suoi colleghi del circondario, alcuni dei quali, pure avendo aderito, intendono ora distaccarsi (qualcuno, come Nocera Superiore e Castel San Giorgio lo ha già fatto) per tornare alla gestione in proprio dell’acqua a proposito della quale non va dimenticato che già un referendum popolare si espresse, nel 2011, contro la privatizzazione di tale vitale risorsa: ma in Italia si sa bene come finiscono i referendum e in quale considerazione viene tenuta la volontà popolare da essi espressa.
E se il sindaco di Cava intendesse aderire perché a tanto impostogli dalla legge, è facile obiettargli che, così come ha avuto il coraggio di opporsi ad altro, può farlo anche per la G.O.R.I., se intende veramente tutelare i cittadini metelliani; sarebbe per lui un comportamento meritevole di apprezzamento e, mi sia consentito, potrebbe farne un cavallo di battaglia per la sua rielezione. (foto Giuseppe Senatore)