Mi perdoneranno gli estimatori e i patiti della “Divina costiera”, che collega Vietri sul Mare a Positano conosciuta anche come “Costiera amalfitana” per il fatto che attraversa la vecchia repubblica marinara che è la più conosciuta della costa: io questo tratto “divino” non lo amo, per non dire che quasi lo detesto.
Il Padre Eterno, quando creò il mondo e le sue bellezze, fece bello tutto, incluse le amene zone che godiamo, tra le quali, appunto, la Costiera amalfitana. Ovviamente si preoccupò di creare i monti, e piazzarci sopra i boschi, e per far crescere alberi e verde creò anche i fiumi, e più giù il mare, ovviamente tra i monti e il mare creò anche dei passaggi pedonali che poi qualcuno denominò sentieri: e fino a quando l’uomo ha usato il “cavallo di San Francesco”, o al massimo ha cavalcato qualche somaro, tutto è andato a gonfie vele, pure quando le vecchie mulattiere e i sentieri si trasformarono in strade, che consentirono agli agricoltori di usare i carri agricoli ed ai visitatori più fortunati e danarosi di raggiungere a godere i paradisiaci scenari, magari da Ravello, con calessi e carrozze.
Poi, per fortuna o purtroppo, venne la modernità, il progresso, la meccanizzazione, la motorizzazione: ed è qui che è cascato l’asino, ma non quello sul dorso del quale si arrampicava sugli impervi sentieri il contadino, ma quello degli imprevedibili tranelli nei quali continuamente cadiamo.
Perché anche il Padreterno, all’epoca, avrebbe dovuto prevedere questo moderno flagello della motorizzazione di massa che ci fa illudere di essere diventati più liberi di andare dove vogliamo, a tutte le ore, tutti i giorni, grazie al “mostro” meccanico che ci porta a zonzo, una vera “diavoleria” con la quale ci illudiamo di non avere condizionamenti, salvo poi a scoprire che siamo invece diventati schiavi della ferraglia, di questo mostro che non sappiamo dove andare a sistemare, col quale spesso giriamo per ore per trovare un buco nel quale introdurlo, che diventa così una palla al piede tale da farci odiare il momento in cui ci siamo lasciati convincere a diventarne schiavi.
Cosa c’entra, si chiederanno i miei cinque stupiti lettori, la “divina” e infernale costiera con la ferraglia motorizzata?
Il nesso c’è, e la ennesima conferma è data ciò che è mi capitato domenica mattina allorquando, invogliato dalla notizia pubblicata su questo giornale qualche giorno prima, baldanzosamente mi sono avventurato alla volta della mitica Ravello la quale, oltre alle sua bellezze naturali, quelle appunto che la rendono “divina” come tutta la zona, ha anche attrattive artistiche, come il Duomo, le varie ville antiche, con i loro splendidi giardini a picco sul mare, compresa Villa Rufolo e i suoi giardini, un incanto che non si tralascia occasione di visitare, e alla quale domenica mattina era possibile accedere con una visita guidata gratuita; perciò avevo vinto la mia domenicale pigrizia avventurandomi attraverso Tramonti e il valico di Chiunzi, stupito di non aver trovato traffico, per cui mi illudevo che avrei potuto trascorrere almeno una mezza giornata piacevole tra Villa Rufolo, Piazza del Duomo, il mozzafiato belvedere a picco sul mare, e le viuzze adatte allo shopping, e magari fermarmi a pranzo in qualche localino in bella vista.
Purtroppo il Padre Eterno ha fatto le pentole, ma in qualche caso si è scordato di fare i coperchi, lasciandoci nelle mani di personaggi, come certi Sindaci che sembrano più idonei a dilettarsi in beghe politiche o pseudo tali, o magari attaccare ad ogni occasione e anche per le minime sciocchezze, la libera stampa, rea di fare il suo mestiere e di osare criticarli e fare le pulci alle amministrazioni cittadine; personaggi che super-impegnati in tali attività non hanno il tempo di dedicarsi a rendere vivibili la città principalmente ai loro cittadini, ma pure a quei disgraziati turisti i quali non sanno a quale inferno vanno incontro se decidono di raggiungerle con le proprie autovetture.
Domenica mattina ho avuto l’ulteriore conferma dell’incuria dell’amministrazione cittadina di Ravello sia nei confronti dei ravellesi (c’erano residenti che si lamentavano di non sapere dove andare a parcheggiare) ma anche dei malcapitati turisti motorizzati molti dei quali, me compreso, dopo aver girato per ore a vuoto senza poter trovare un posto libero, sono stati costretti a desistere e si sono avviati verso località più accoglienti: i parcheggi erano strapieni già tre ore prima che giungessi a Ravello.
Ma ha mai pensato il solerte Sindaco di Ravello di informare gli sfortunati turisti motorizzati di tale difficoltà prima di farli giungere in città? Ha mai ipotizzato la installazione di cartelli luminosi di avvertimento già a Castiglione, per chi proviene da Vietri, oppure all’inizio della strada Tramonti-Ravello per chi proviene dall’Agro Nocerino? Oppure a disporre che, nelle medesime postazioni, due autovetture, dico due con quattro vigili in totale, impediscano ai malcapitati turisti di giungere fino al centro della città?
Per non parlare della possibilità di incremento delle aree di sosta e parcheggio, con la costruzione di parcheggi multipiano e con il collegamento col centro tramite navette, come, ad esempio, è stato fatto a Taormina.
E’ per questo motivo, che io rifuggo dall’inferno della costiera “divina” e privilegio l’altra, quella “sorrentina”, che il Padreterno pure ha dotato di splendidi paesaggi e l’uomo di superbe bellezze, e che il turista motorizzato ha possibilità di godere senza grandi problemi di parcheggio, a volte libero, altre volte a pagamento ma a costo accettabile. Senza contare che quelle zone sono anche servite dalla circumvesuviana motivo per il quale non è indispensabile per il turista usare la macchina.
Quindi ditemi voi se faccio male a privilegiare Meta, Piano, Sant’Agnello e Sorrento e “odiare” Cetara, Erchie, Maiori, Minori, Amalfi e Ravello.
E consentitemi l’ultimo sfogo. Qualche settimana fa ho voluto andare a magiare una pizza a Cetara; nonostante la giornata feriale ho avuto grande difficoltà a parcheggiare la mia vetturetta, mi sono dovuto accordare con uno dei commensali della pizzeria il quale aveva avuto la fortuna di aver trovato da parcheggiare ed ha avuto la delicatezza, vista la mia disperazione, di avvertirmi che lui stata andando via e mi ha gentilmente ceduto il “suo” posto.
E non vi dico cosa mi è costato il parcheggio: più della pizza!
Ma “se po’ fa sta vita?”.
Mai avuto analoghi problemi sull’altra costiera.