C’è il rischio di una guerra nucleare nell’estremo Oriente?
Nessuno può prevedere cosa accadrà tra un’ora o un giorno o un mese, ma le notizie sempre più preoccupanti che giungono da quell’area non lasciano dormire sonni tranquilli.
E’ appena stata appena diramata, infatti, la notizia che la Corea del Nord ha effettuato il sesto esperimento nucleare, facendo esplodere nelle prime ore del 3 settembre una bomba all’idrogeno la cui potenza è stata calcolata essere pari da 7 a 11 volte quella della bomba che gli Usa sganciarono su Hiroshima il 6 agosto 1945.
La Corea del Nord, che conta 24 milioni di abitanti, è uno stato creato dopo il 15 agosto 1945, all’indomani della capitolazione dell’Impero giapponese: Kim Il-sung, che aveva guidato l’esercito rivoluzionario popolare coreano nella resistenza all’occupazione giapponese, si impose come il principale capo del Paese ed è ancora venerato.
Dopo la seconda guerra mondiale, la Corea venne divisa in due stati, quello del Nord e quello del Sud, separati dal 38° parallelo.
Nella Corea del Sud gli Stati Uniti istituirono un’amministrazione militare diretta, prima dell’organizzazione di elezioni il 10 maggio 1948 che condussero alla proclamazione della Repubblica di Corea il 15 agosto 1948.
Il 9 settembre 1948 l’Assemblea popolare suprema proclamò la Repubblica Popolare Democratica di Corea a Pyongyang (Corea del Nord). Venne così sancita la nascita dei due stati.
Negli anni successivi la zona venne tormentata da sanguinose guerre tra i due stati, delle quali non sono ancora tutte chiare origini e responsabilità, derivanti, comunque, anche da disparità economiche e sociali tra di essi, che registravano al sud rapide riprese guidate dagli Usa, mentre al nord le condizioni di vita rimanevano precarie.
La Corea del Nord è uno stato a regime dittatoriale del quale il Presidente è Kim Jong-un, che, appena 33.enne, detiene il potere assoluto e lo esercita con pugno di ferro.
Viene a torto dipinto come un personaggio sanguinario e non troppo colto: la verità è che Kim Jong-un ha studiato in Svizzera, parla bene anche l’inglese, il francese e il tedesco, ha studiato informatica ed è amante del lusso e della bella vita, oltre che del gioco del pallacanestro; non è, pertanto, uno sprovveduto come taluni vogliono fare intendere.
Questa brevissima cronistoria è importante per comprendere chi è il personaggio che in questo periodo sta tenendo sotto scacco gli Usa e sotto pressione il mondo intero con il suoi esperimenti balistici e nucleari, l’ultimo quello del 3 settembre, che in un primo momento è stato erroneamente identificato come un terremoto della potenza di 6,3 della scala sismica Richter e un’ora dopo si è avvertita una seconda scossa di intensità inferiore, comunque pari a 4,6 della stessa scala (fonte Chinese Earthquake Networks, l’Agenzia sismologica cinese).
Il dittatore nordcoreano Kim Jong-un con un preciso programma espansionistico militare, balistico e nucleare, inizialmente sostenuto dalla Cina, nonostante le sempre più severe sanzioni imposte da tutti gli Stati per contrastare le sue mire, è riuscito a conquistarsi un posto di primo piano sullo scenario mondiale, facendo diventare in poco tempo il suo paese una temibile potenza non tanto bellica, ma certamente nucleare; infatti dispone di missili balistici a corta e media gittata, di un arsenale atomico, chimico e batteriologico e di mezzi adeguati per armare missili in grado di colpire anche oltre l’isola di Guam, come ha dimostrato il lancio del missile balistico del 29 agosto, che ha sorvolato lo spazio aereo giapponese ad un’altezza di 550 km per inabissarsi, dopo aver percorso 2700 kilometri (può volare per 4,5/5.mila km), a circa 1200 km dall’isola di centinaia di Okkaido: ed è solo un vettore a medio raggio, ma la Corea del Nord ne ha anche di più potenti.
E’ quindi possibile che una delle prossime mosse del dittatore nord-coreano sia un attacco all’isola di Guam la quale, quale avamposto militare degli Usa nell’Oceano Pacifico occidentale, con uno status di territorio non autonomo incorporato degli Stati Uniti d’America, è fortemente appetibile da Kim Jong-un, che ha sete di potere a livello internazionale e vuole imporre la sua figura sullo scenario mondiale.
L’isola di Guam, che è in effetti l’avamposto Usa nell’Oceano Pacifico, è quella nella quale, a distanza di 28 anni dalla fine della guerra, venne trovato vivo un soldato nipponico che nulla aveva mai saputo della fine del conflitto, era convinto che fosse ancora in corso, ed era rimasto nascosto per tutto quel tempo.
Ma il dittatore nord-coreano non è il solo attore di questa “commedia”, anche se ha, in questo momento, il ruolo principale, unitamente a Donald Trump, il Presidente statunitense del quale non si sono ancora compresi gli intendimenti anche se continuamente minaccia tuoni e fulmini, spesso molto al di sopra delle righe, tant’è che i suoi stessi collaboratori “Falchi” lo frenano; è fuori dubbio che in questo braccio di ferro è proprio Trump l’avversario designato e l’obiettivo della Corea del nord, anche se non è l’unico.
Infatti quello più immediato è il tradizione nemico costituito dalla Corea del Sud, il cui Presidente è in continuo contatto sia con Trump, sia con il premier giapponese, accumunati nella stessa sorte, obiettivi di Kim Jong-un, ma con differenze di non lieve entità, visto che la Corea del Sud e il Giappone sono a un tiro di missile dalla Corea del Nord mentre gli Usa, che verrebbero colpiti nel loro avamposto di Guam, dormono, se si può dire, sonni tranquilli perché, nonostante le continue minacce, la Corea dl Nord non ha al momento arsenali tanto potenti da poter colpire il suolo statunitense; tant’è che a Lindsay Graham, autorevole senatore repubblicano ed esperto di politica estera, Trump ha cinicamente detto che se guerra deve esserci, la carneficina sarà laggiù (“over there”) e non a casa nostra; non è da sottovalutare, dunque, la possibilità che se gli Usa decideranno di attaccare la Corea del Nord, lo faranno subito proprio per limitare lo scenario di guerra a quel settore “over there”, e la cosa certamente non tranquillizza Seoul e nemmeno Tokio in quanto il Giappone, uscito sconfitto dal secondo conflitto mondiale, in base alla sua Costituzione, dettata dagli Usa, non può essere una potenza nucleare, e se pure, modificando la costituzione, potesse diventarlo, non avrebbe il tempo necessario per contrastare la Corea del Nord.
Ben vero, però, sull’Isola di Guam la base militare statunitense è all’altezza della situazione anche per la difesa del Giappone e della Corea del Sud.
In questo scenario sembra essere abbastanza defilata la Cina, che ha assunto una posizione ambigua nei confronti del Nord-Corea, votando anche le nuove e più aspre sanzioni, ma non ha fatto più di tanto rinunciando, al momento, a più pressanti pressioni sullo scomodo “alleato comunista”; essa certamente è in difficoltà per quel “vicino comunista scomodo”, che nel 2012 sembra abbia inutilmente tentato di rovesciare.
Ed alquanto defilata appare pure la posizione del leader della Russia Putin il quale, sull’attuale scenario nord-coreano in una dichiarazione del 1° settembre ha detto: “La situazione in Corea del Nord è sull’orlo di un conflitto di vasta scala a causa della tensione provocata dai test missilistici di Pyongyang; le provocazioni, la pressione e la retorica insultante sono un percorso che non porta da nessuna parte”, ha scritto il leader del Cremlino, anche in riferimento alle modalità per gestire la crisi scelte dagli Stati Uniti.
Putin, che ha in programma, nei prossimi giorni, un incontro bilaterale con il presidente cinese Xi Jinping, lancia un appello ai leader dei Paesi dell’area: “Per la Russia l’idea che i programmi missilistici-nucleari nordcoreani possano essere bloccati dalla sola pressione su Pyongyang è un errore e non ha futuro: i problemi della regione devono essere affrontati attraverso un dialogo che coinvolga tutte le parti senza precondizioni”.
Parole per salvare l’immagine? Vedremo.
Frattanto è questa, al momento, la situazione comunque in rapida evoluzione.