E’ appena stato pubblicato dalla Cgia di Mestre l’ultimo rapporto sulla situazione fiscale del paese analizzata al 31 dicembre 2018.
La Cgia, l’Associazione degli Artigiani e delle Piccole Imprese, della quale più volte abbiamo pubblicato su questo giornale studi e indagini finanziarie ed economiche, è nata nel 1945 ed è un punto di riferimento importante grazie al suo centro studi che effettua indagini di mercato, pubblica statistiche e guide utili per i suoi associati, seguendo costantemente anche le evoluzioni politiche che determinano ovviamente condizionamenti sulla economia, finora purtroppo tutti negativi; fornisce in tal modo ai suoi associati notizie, indagini e relazioni per orientarli nelle scelte da effettuare.
Dallo studio appena pubblicato si apprende che nell’anno 2018 gli italiani hanno pagato 33,4 miliardi di tasse in più rispetto all’ammontare medio complessivo versato dai cittadini dei paesi dell’Unione Europea, con una differenza, per noi negativa, di quasi 2 punti di Pil.
Ciascun cittadino ha corrisposto al fisco 552.euro in più rispetto alla media dei cittadini europei.
Per effettuare lo studio e giungere a tale conclusione, la Cgia ha messo a confronto la pressione fiscale dei 28 paesi dell’UE, calcolando così il differenziale negativo tra i cittadini italiani e quelli degli altri paesi.
Se in Italia avessimo avuto la pressione fiscale della Germania, avremmo versato 24,6 miliardi in meno, vale a dire 407.euro in meno pro capite.
Rispetto all’Olanda abbiamo pagato in più il 56,2%, 930.euro in più a persona; rispetto al Regno Unito abbiamo pagato il 114,2% in più, 1888.euro in più a persona; rispetto alla Spagna il 119,5% in più, 1975 euro in più pro capite.
Ma, per fortuna (si fa per dire) non siamo i soli, siamo in buona compagnia di Francia, Belgio, Danimarca, Svezia, Austria e Finlandia; è stato calcolato che in Francia il cittadino ha versato al fisco 1830,euro in più rispetto a noi, in termini assoluti il divario fiscale è a noi favorevole e ammonta a 110,7 miliardi di euro.
C’è però da fare una considerazione tra il nostro paese e i paesi meno virtuosi, e cioè che negli stessi esiste una burocrazia efficiente, lo Stato è certamente più del nostro al servizio dei cittadini, la politica è più stabile e meno evanescente.
Per tornare ai guai di casa nostra e a proposito della introduzione di una flat-tax, che secondo il governo giallo-verde dovrebbe costituire la panacea per alleggerire il carico fiscale, la Cgia sostiene che, se i risultati economici e finanziari oggi in circolazione saranno confermati, già oggi sulla maggior parte dei contribuenti l’Irpef grava per meno del 15%; pertanto la flat-tax andrebbe a beneficio solo dei contribuenti di fascia alta, quelli più ricchi per intenderci, e comunque manca finora la relativa copertura; per cui la Cgia invita a fare molta attenzione, anche in relazione al probabile aumento dell’iva, che potrebbe essere introdotto per una sistemazione dei conti dello stato con la manovra di fine anno oramai agli sgoccioli, con una aliquota ordinaria dal 22 al 25,2% (+ 3,2%), mentre quella ridotta passerebbe dal 10 al 13% (+ 3%).
Ma i nostri non beneamati governanti non ci avevano assicurato che il governo del cambiamento avrebbe fatto riforme strutturali tali da farci vivere meglio e con minori affanni anche economici? E l’ineffabile Premier Conte non aveva detto, alla fine del 2018, che il 2019 sarebbe stato un anno bellissimo?
Tutta questa bellezza non si vede, anzi…