scritto da Eugenio Ciancimino - 17 Marzo 2023 12:03

Immigrazione, doppio standard mediatico

Il Presidente Meloni alla Camera dei Deputati (foto tratta dal sito della Presidenza del Consiglio dei Ministri)

Si intravede un doppio standard mediatico nel trattamento delle cronache e delle tragedie legate al fenomeno dell’immigrazione nel Mediterraneo.

A seconda che a Palazzo Chigi sieda un Governo “presunto cattivo” di centrodestra scattano attacchi selvaggi e se ce ne è uno “presunto buono di sinistra c’è understatement”. Ne ha esternato ipotesi o convincimento il sociologo Luca Ricolfi (le espressioni virgolette sono testuali) nel corso di un collegamento con la redazione della rubrica tv Tagadà de La7.

Si è chiesto se con il clamore sollevato in questi giorni non si voglia “creare un problema al Governo Meloni”, dal momento che “le imbarcazioni che danno luogo a naufragi sono presenti nel Mediterraneo da una decina di anni”. Sulla stessa lunghezza d’onda il filosofo Massimo Cacciari, replicando alle accuse di Roberto Saviano verso il Governo, dicendo: “nessuno, in Italia come in Europa, può dirsi con la coscienza a posto”.

E  precisa all’Adnkronos che sull’immigrazione e le ripetute tragedie in mare “siamo tutti e dobbiamo sentirci tutti corresponsabili”.

Sul naufragio di Cutro, al di là dei titoli al vetriolo in cui si sono distinte testate giornalistiche a tiratura nazionale, l’opinione pubblica, secondo dati raccolti da Euromedia Research, ne attribuisce le responsabilità nella misura del 60% a scafisti, Europa, paesi d’origine o anche ad altre cause e solo per il 7,5% a possibili negligenze o omissioni che, nel caso specifico tecnicamente non potrebbero non essere riconducibili ad operatori della Guardia Costiera e solo politicamente all’aria che tira a Palazzo Chigi.

Come dire – secondo le parole usate dal Premier Giorgia Meloni alla Camera nel corso del  questione time che “pur di attaccare il Governo c’è chi calunnia i servitori dello Stato”.

Sui dati sopra riportati sono possibili almeno due osservazioni: le espressioni emotivamente più violente, come “strage di Stato” e “mani sporche di sangue” non hanno fatto breccia nell’opinione pubblica; le testate che ne hanno fatto uso, venendo meno alla deontologia del racconto sostanziale dei fatti, mostrano di avere riscosso scarsa credibilità ed offendono lo spirito dell’articolo 21 della Costituzione sul diritto a manifestare liberamente il proprio pensiero.

E trattandosi di testate facenti parte di gruppi finanziari interessati a condizionare o orientare i poteri della politica, come da esperienze pregresse, malignare sulle campagne intraprese contro gli attuali inquilini di Palazzo Chigi può essere fuorviante e di parte, ma offre la chiave di volta delle inquietudini di un ceto socio/culturale che da decenni detta le linee del discorso pubblico e ne stabilisce ciò che si può fare e dire.

Se ne comprendono le ragioni esistenziali non più garantite da affidabili partiti di riferimento come lo è stato il PD di governo. Perciò, si capisce l’opzione mediatica.

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