Il miraggio dei prodotti finanziari spazzatura
Qualche giorno addietro, nella trasmissione mattutina di Radio-24 “Risparmio e salute” mi ha colpito la domanda di una radioascoltatrice la quale chiedeva agli esperti presso quale istituto bancario poteva acquistare i tanto pubblicizzati Bitcoin dei quali, pure non avendo nessuna cognizione di finanza e investimenti, pensava un gran bene per i giganteschi guadagni che quotidianamente fanno realizzare.
La risposta degli esperti, da me ritenuta scontata, mi ha indotto a una semplice riflessione: come sia possibile che, con tutto quello che è accaduto qualche anno addietro negli Usa e in tanti altri paesi, coinvolti loro malgrado nella famosa bolla immobiliare, che si è ripercossa sulle finanze di mezzo mondo c’è chi, totalmente all’oscuro, ancora crede di poter diventare milionario in questo modo.
Tanti che, nonostante ciò che è poi capitato anche da noi con le banche che hanno venduto a sprovveduti e ignari risparmiatori prodotti finanziari rivelatisi poi spazzatura e che li hanno ridotti sul lastrico, ancora si illudono di poter diventare milionari con lo schioccare di un dito.
Oggi si sta pubblicizzando moltissimo il Bitcoin, un prodotto finanziario spazzatura al pari di altri più datati ma meno noti, basati, praticamente, sul niente.
La bolla americana del mercato immobiliare aveva almeno un valore di base, il mattone, quindi una sua logica, semplice e comprensibile: il risparmiatore comprava un’abitazione, con un minimo di investimento iniziale, certo che il mercato immobiliare in costante crescita, a distanza di qualche anno gli avrebbe regalato un lauto guadagno che, non solo gli avrebbe consentito di estinguere il precedente debito, ma anche di fare un nuovo acquisto, anche più consistente; si era creata, così, una economia speculativa basata solo sul rivalutarsi della proprietà immobiliare, che ha retto fino a quando gli immobili sono cresciuti di valore.
Ma allorquando quella crescita sproporzionata si arrestò e il prezzo del mattone cominciò a scendere per poi crollare, rovinosamente crollò il mercato e i risparmiatori si ritrovarono sul lastrico.
Da noi tutti sanno quali furono i problemi delle banche insolventi che avevano convinto i risparmiatori ad investire acquistando prodotti poi rivelatisi inconsistenti giacché erano subordinati a risultati di gestione delle banche medesime non realizzati per cospicui impieghi sbagliati; ma anche in questo caso c’era una banca interlocutrice, una amministrazione individuata da accusare.
Nei Bitcoin e altre analoghe cripto-valute non c’è alla base niente: né uno stato, né una banca, né un gestore, né un ente di governo, né una entità di controllo.
E’ difficile comprendere tutto ciò, ma purtroppo questa è la realtà che tanti vogliono ignorare allettati solo dalla possibilità di investire 100 euro oggi e trovarsi domani ad averne guadagnato 5mila, salvo poi a ridurre drasticamente il valore il giorno dopo.
Fra l’altro non v’è un interlocutore in quanto le operazioni di acquisto e vendita, e l’attribuzione dei relativi valori vengono fatti solo da computer collegati in rete, e l’unica cosa di cui l’investitore viene in possesso è una serie di codici che gli vengono assegnati ogni volta che fa un acquisto e che deve utilizzare per le transazioni successive: se perde tali codici ha perso il suo investimento e non ha a chi rivolgersi.
Non vogliamo entrare in ulteriori dettagli tecnici, difficili da capire e da spiegare anche per coloro che sono veramente esperti della materia, i quali all’unisono consigliano di scappare da prodotti di così grande volatilità e, quindi, pericolosissimi.