scritto da Eugenio Ciancimino - 18 Dicembre 2020 09:27

Governo, l’avviso di crisi mina l’autorevolezza del premier Conte

Il presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte (foto tratta dal sito della Presidenza del Consiglio dei Ministri)

La parola “verifica” snobbata e declassata come espressione della vetusta partitocrazia è rientrata  in uso nell’attualità politica.

Promotore Matteo Renzi, leader di Italia Viva, ma pudicamente evitata dai dem e pentastellati, ne rappresenta uno snodo attraverso il quale si gioca la sorte del governo Conte.

La sua attivazione tra le delegazioni dei partiti di maggioranza è in corso ed ha messo in circuito un’altra espressione dell’aborrito vocabolario della cosiddetta vecchia ritualità politica della prima e seconda Repubblica: la pari dignità, rivendicata da Teresa Bellanova, Ministro delle Politiche Agricole, che non ha intenzione di fare da “tappezzeria” del Consiglio dei Ministri.

Intervistata nella trasmissione televisiva Tagadà de “La7” non ha usato le citate tre parole, ma ne ha ribadito il concetto dicendo: “Conte ascolti tutti i componenti del governo a prescindere dei numeri delle forze che rappresentano. Se non si considerano alla pari i componenti del governo, è inutile starci”.

Si tratterebbe, salvo ripensamenti, del preavviso  di una crisi che si configurerebbe con le eventuali dimissioni di un membro del governo di cui fa parte anche con le funzioni di capo delegazione di un partito che ne sostiene l’esistenza.

Le sue parole sono forti e chiare: “l’emergenza sanitaria non può essere utilizzata per tenere in vita un governo”.

Qualunque possa essere la conclusione della ricucitura dei rapporti con Conte e con le altre forze politiche di maggioranza ci sono di mezzo l’autorevolezza del Premier e la dignità e la credibilità delle cose dette da un Ministro che prescindono dalla strumentalità che si possa attribuire all’iniziativa di contestazione intrapresa da Matteo Renzi. A meno che non la si voglia scaricare come un atto di irresponsabilità. Il che, a ben ben vedere, non esclude un percorso di chiarimento trasparente, i cui passaggi non possono non richiamare l’attenzione del Capo dello Stato ed un voto di fiducia del Parlamento.

Sono le regole della democrazia parlamentare non modificabili in regime di emergenza. La loro sospensione vuol dire qualcosa di incompatibile con la nostra Carta costituzionale. Con buona pace degli innovatori dell’antipolitica.

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