L’estrapolazione di frasi incompiute fuori contesto e la caccia alla parola utile per attizzare zizzanie e maldicenze non sono esempio di buon giornalismo.
Poco concettuale e molto social, contribuisce ad abbassare il livello di credibilità del sistema di informazione dei mass-media sceso al 42% dei fruitori di radio, tv e stampa.
Molto praticato in questa estate, a partire dalla scomposizione delle frasi pronunziate dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, come se egli volesse, in una parte, bacchettare la Premier Giorgia Meloni e, nell’altra, fornirle uno scudo. Soprattuto negli interventi sul fenomeno dell’immigrazione di massa su cui pesano responsabilità ed “errori bipartisan” (copyright di Goffredo Buccini) e si incrociano questioni umanitarie, di sicurezza e geopolitiche protrattesi da decenni in assenza di impostazioni e visioni comuni in ambito UE.
Ma, scandagliando oltre, nelle pagine dei giornali e nei battibecchi radio e televisivi si riscontrano citazioni fuori contesto sia per la frase “i poveri mangiano meglio dei ricchi” attribuita al Ministro dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare, Lollobrigida, che per pensieri omofobi e razzisti contestati al Gen. Vannacci, autore della pubblicazione “Il mondo al contrario”. Ed, in ultimo, il caso scoppiato sulla metafora “poi il lupo lo trovi” usata dal giornalista Andrea Giambruno, compagno di vita di Giorgia Meloni, nel corso di una conduzione televisiva in cui consigliava di evitare di ubriacarsi per non incorrere in spiacevoli problematiche, tipo stupro.
In riferimento alla frase del Ministro Lollobrigida, sebbene infelice nella sua formulazione, era evidentemente riferita alla qualità dell’alimentazione nostrana, mediterranea, rispetto al grasso fast-food di importazione nordamericana. Nulla di classismo riferibile al carrello della spesa ma di esaltazione dell’educazione alimentare italiana.
Sulla prosa grossolana del Gen. Vannacci si sono cimentati intellettuali di rango, raffinati o politicanti. In controtendenza alle loro critiche, “Il mondo al contrario” ha scalato la classifica per vendita, mentre sui media, rispetto ai livelli di indignazione o di condivisione dei social, hanno fatto più notizie le offerte di candidature politiche pervenute al Generale dei parà, gli “scazzi” interni alle gerarchie militari, fino a lambire il Colle, e le fibrillazioni di rapporti fra partner della compagine governativa ed i silenzi osservati da Giorgia Meloni per prevenire trappole amiche. Che ella sia centrale nell’informazione politica è normale, fa parte della corretta e doverosa dialettica politica, altra cosa è scivolare, col pretesto del personaggio pubblico, nella sua vita privata e nei rapporti con il suo compagno.
Ed è surreale oltre che segno di infantilismo politico immaginare nella metafora del “tinello di famiglia”, usata da Repubblica, che Giambruno nell’esercizio della sua professione giornalistica si esprima come ventriloquo dei pensieri espressi dalla Premier in conversazioni domestiche.
Si tratta di uno scivolamento che va oltre il prurito del gossip ed il dovere della completezza e correttezza dell’informazione. Perché sui collegamenti tra abuso d’alcol, uso di stupefacenti e stupri e violenze giovanili c’è una vasta letteratura raccolta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Ed in almeno dieci paesi d’Europa sono state riscontrate connessioni, di cui si parla in un dossier fonte di relazioni e lezioni rese agli Ufficiali dell’Accademia della GdF.
La metafora del lupo come pericolo certamente è suggestiva ed è soprattutto pedagogica non solo nella favola di Cappuccetto rosso, ma anche quando dietro lo scivolamento di testate prestigiose si nasconda o un vuoto di pensiero o una strategia di tensione dei relativi gruppi finanziari di riferimento che mirano a delegittimare qualsiasi forma di governo autorevole e politicamente qualificato.